Mediaset, Berlusconi: “Confermata condanna. Interdizione da ridefinire”

di Mena Grimaldi

 ROMA. Annullata l’interdizione dai pubblici uffici, ma confermata la condanna a quattro anni (tre coperti da indulto)a Silvio Berlusconi.

E’ la sentenza pronunciata nel tardo pomeriggio di giovedì da parte della Cassazione, attesa per tutta la giornata. I giudici, dunque, hanno confermato tutte le condanne per gli imputati: annullamento con rinvio solo per l’interdizione a 5 anni dai pubblici uffici.

La Suprema Corte rimanda a una diversa Corte d’Appello di Milano la rideterminazione della pena accessoria, ovvero l’interdizione dai pubblici uffici che in prima istanza era stata determinata in 5 anni, perché per questo tipo di reato la pena accessoria prevede un periodo che varia da uno a tre anni.

La condanna del leader del Pdl diventa così irrevocabile, come quelle inflitte ai suoi coimputati :il produttore cinematografico Frank Agrama (3 anni) e gli ex manager di Mediaset Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi) e Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi).

È durata circa sette orela camera di consiglio della sezione feriale penale della Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, chiamata a pronunciarsi sul processo Mediaset.

La Cassazione era chiamata a decidere sulle condanne in primo e secondo grado a quattro anni di reclusione e cinque di interdizione ai pubblici uffici per frode fiscale. Mercoledì era statala giornata delle difese.

Il professor Franco Coppi e l’avvocato e deputato Niccolò Ghedini hanno chiesto l’assoluzione di Berlusconi e hanno contestato l’esistenza stessa del reato.

Martedì invece il procuratore Antonio Mura, dopo aver definito l’ex premier “l’ideatore del meccanismo delle frodi fiscali”,aveva chiesto il rigetto dei ricorsi delle difese degli imputati (e quindi la conferma delle condanne).

“Ci aspettiamo che qualunque sia il verdetto il Pdl rimanga concentrato sulle priorità del Paese e non sulle vicende di una persona, anche se è il suo leader. A nessuno serve ribaltare il tavolo, pagherebbe il Paese”, era stato il commento prima della sentenza da parte del viceministro dell’Economia, Stefano Fassina.

“Berlusconiè morto. VivaBerlusconi! La sua condanna è come la caduta del Muro di Berlino nel 1989”, ha scritto Beppe Grillo sul suo blog. “Il Muro divise la Germania per 28 anni. L’evasore conclamato, l’amico dei mafiosi, il piduista tessera 1816 ha inquinato, corrotto, paralizzato la politica italiana per 21 anni, dalla sua discesa in campo nel 1993 per evitare il fallimento e il carcere. Un muro d’Italia che ci ha separato dalla democrazia. Oggi questo muro, da tempo un simulacro, un’illusione ottica, tenuto in vita dagli effetti speciali dei giornali e della televisione, è caduto”, ha detto.

La conclusione del processo Mediaset ha tenuto in fibrillazione l’Italia intera, non solo il mondo politico. Il Cavaliere, insieme ai figli, ha atteso la sentenza a palazzo Grazioli. L’ex premier, dunque, non ne esce vincitore ma, di fatto, è una sentenza che non lo taglia fuori dal mondo politico.

La conferma della condanna di Berlusconi è “eseguibile”, ovvero significa che il Cavaliere potrebbe finire in ai domiciliari o essere assegnato ai servizi socialitra qualche giorno.

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