Lauro, la strage del vigilante: morte cerebrale per ragazza incinta

di Redazione

 AVELLINO. E’ in condizioni di morte cerebrale, Carolina Sepe, la ragazza di 25 anni, al decimo mese di gravidanza, ferita a Lauro (Avellino) domenica sera, con un colpo di pistola alla testa, esploso da un’ex guardia giurata, durante un litigio nel quale è stato ucciso il padre, Vincenzo Sepe, 44 anni.

I medici stanno facendo ogni sforzo per salvare il feto. La giovane si trova al ‘Cardarelli’ di Napoli, insieme al fratello Orlando, anch’egli in coma ma non in pericolo di vita. Ricoverata, invece, a Nola, nel Napoletano, la suocera della vittima, Bettina Crisci, 76 anni, anche lei in rianimazione. La meno grave dei feriti, attualmente nel reparto di Ortopedia, èla moglie di Vincenzo Sepe, Vincenzina Ferraro, 42 anni.

Almeno otto i colpi di pistola calibro 9×21 esplosi, nella tarda serata di domenica, da Domenico Aschettino, 40enne, ex vigilantes, che ha fatto fuoco su un’intera famiglia. All’origine dell’episodio motivi di viabilità così come raccontato dallo stesso omicida: una mancata precedenza in una delle strade del piccolo centro irpino avvenuta nella serata di sabato.

Domenica il raptus. Aschettino, che abita a poca distanza dalla famiglia Sepe, è entrato nel cortile dove si trovava Vincenzo Sepe e ha sparato. L’uomo è morto sul colpo. L’ex vigilantes non si è arreso ed è entrato all’interno dell’abitazione dove si trovavano sei persone: i quattro feriti e altri due che sono riusciti a scappare rinchiudendosi uno in bagno e l’altro fuggendo da una finestra. Alla tragedia sono fortunatamente scampati un altro figlio di Sepe, Carmine, il marito di Carolina e il figlio di due anni della coppia. Colpi esplosi a raffica, come ricostruito dai carabinieri del comando provinciale diAvellino, ad altezza d’uomo, senza pronunciare alcuna parola. Vittima e assassino si conoscevano perché abitavano a poca distanza. Gente tranquilla ma Aschettino, che in queste settimane era senza lavoro, si sentiva deriso, pensava di essere oggetto di continui sfottò.

Dopol’agguato Aschettino siè allontanato per andare a bere alla vicina fontana pubblica dicendo che ora nessuno lo avrebbe più deriso. Poi si è recato nella caserma dell’Arma raccontando, in modo sommario, quanto accaduto. A sparare l’arma legalmente detenuta dall’ex guardia giurata che è stata consegnata ai militari. L’uomo, sposato, è stato rinchiuso nel carcere di Avellino con le accuse di omicidio volontario e tentato omicidio. Sarà adesso il magistrato a valutare se possa essere o meno contestato anche il reato di strage.

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