Femminicidio, il Consiglio dei Ministri approva il decreto per contrastarlo

di Mena Grimaldi
 ROMA. Il governo
dice Stop al femminicidio e l’annuncio dell’approvazione di un decreto è
arrivato giovedì mattina su Twitter. “Stamani il Consiglio dei ministri approva
il decreto che contiene le nuove norme di contrasto al femminicidio. L’avevamo
promesso. Lo facciamo”, si legge.

Un decreto che arriva dopo un’escalation di
donne ammazzate. I dati dell’Oms parlano di una donna uccisa ogni 2
giorni e mezzo, con 65 vittime nei primi 6 mesi di quest’anno.

In Italia,
inoltre, si stima che 6.743.000 donne, tra i 16 e i 70 anni, siano vittime di
abusi fisici o sessuali e circa 1 milione abbia subito stupri o tentati stupri.
Luogo della violenza è per lo più la coppia o la famiglia.

Poi la conferenza
stampa in cui il premier, Enrico Letta,
illustra i 12 articoli del decreto legge antiviolenza sulle donne. “C’era
bisogno nel nostro Paese di dare un segno fortissimo, ma anche un cambiamento
radicale sul tema”, dice il premier.

“Un provvedimento – sottolinea il
presidente del Consiglio – che deve dare un chiarissimo segnale di contrasto e
di lotta senza quartiere al triste fenomeno del femminicidio”.

Tre gli
obiettivi prevenire violenza di genere, punirla in modo certo e proteggere le
vittime. Tra le misure approvate: l’aumento di un terzo della pena se alla
violenza assiste un minore, la cosiddetta violenza assistita.

Poi provvedimenti
contro ilcyberbullismo. Ma soprattutto l’arresto obbligatorio in
flagranza per delitti di maltrattamento familiare e stalking. È infatti questo
uno dei punti importanti del decreto sul femminicidio, illustrati dal ministro
dell’Interno Angelino Alfano.

Poi
alle forze di polizia viene datola facoltà di buttare fuori di casa il
coniuge violento, se c’è un rischio per l’integrità fisica della donna.Provvedimenti
vengono presi anche per quanto riguarda l’iter processuale.

Ai processi per
femminicidio viene infatti data corsia preferenziale ed è stato introdotto
gratuito patrocinio per le vittime di violenza, a prescindere dal reddito.
Inoltre, ha spiegato Alfano: “spesso vittima prima non sapeva che fine facesse
il processo a carico del colpevole. Ora deve essere continuamente informata
sull’iter del processo”.

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