Egitto, venerdì di “rabbia”: la polizia pronta a sparare

di Mena Grimaldi

 IL CAIRO. Un Egitto profondamente lacerato si prepara a una nuova giornata di scontri dopo che la Fratellanza musulmana ha indetto una marcia nazionale a cui parteciperanno milioni di persone per manifestare la propria rabbia contro la feroce repressione dei dimostranti pro-Morsi che ha provocato centinaia di morti.

È massima allerta al Cairo nel timore di nuovi sanguinosi scontri: i militari hanno chiuso il ponte 6 ottobre, una delle principali arterie della capitale, e altre strade di accesso al centro. I sostenitori del deposto presidente egiziano Mohammed Morsi resisteranno “in modo pacifico” e “fino a quando il golpe svanirà”.

Parola della Guida Suprema dei Fratelli Musulmani, Mohammed Badie, che nel Giorno della rabbi ha dichiarato che i manifestanti in Egitto sono la prova della resistenza al governo militare e ha affermato che “Il falso potere dato all’esercito si riflette nelle crudeli stragi nella moschea di Rabaa al-Adawiyeh e in piazza al-Nahda al Cairo”. Il bilancio ufficiale delle vittime delle ultime 48 ore di scontri è di 623 morti.

Oltre 4.000 secondo i Fratelli Musulmani, che hanno scelto per questo venerdì lo stesso nome dato a quel 28 novembre 2011 in cui la rabbia di piazza Tahrir travolse Hosni Mubarak e la sua cerchia.

I Fratelli Musulmani hanno chiesto ai loro sostenitori di manifestare per le vie del Cairo partendo dalle moschee dove si tengono le preghiere del venerdì.

Lo slogan che guiderà la manifestazione sarà “il popolo vuole rovesciare il golpe”.

“Nonostante il dolore per la perdita dei nostri martiri, gli ultimi crimini commessi dagli autori del golpe hanno aumentato la nostra determinazione”, si legge in un comunicato diffuso dalla Fratellanza.

Intanto, il ministero dell’Interno egiziano ha autorizzato la polizia all’uso letale della forza, quindi anche a sparare, per proteggere agenti e istituzioni chiave dagli attacchi. Il governo egiziano ha anche promesso di reagire ad azioni terroristiche e sabotaggi presumibilmente portati a termine dai Fratelli musulmani.

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