Camorra, Carmine Schiavone: “Pentito di essermi pentito”

di Redazione

 CASAL DI PRINCIPE. “Se potessi tornare indietro non mi pentirei. Non lo farei più perché le istituzioni ci hanno abbandonato. Quando non sono riusciti ad ammazzarmi materialmente, hanno cercato di distruggermi economicamente, moralmente”.

Lo ha detto a Sky Tg24 uno dei boss del clan dei casalesi, CarmineSchiavone, 70 anni, pentito dal 1993, accusato di concorso nell’omicidio di oltre 50 persone, condannato a 8 anni di arresti domiciliari scaduti nel 2001 grazie ai benefici riconosciuti ai pentiti, e pilastro del processo anticamorra “Spartacus”.

“Ero uno dei capi della cupola – diceSchiavone- ma mi sono pentito davvero perché altrimenti quelle carte lì non le avrei mai scritte”. “Il mio guaio- sottolinea il cugino di Francesco Schiavone detto ‘Sandokan’ – è stato proprio quello di essermi pentito veramente perché in Italia non c’era una giustizia, una legge, un politico che sappia capire questo. Chi me lo ha fatto fare di vivere in questo mondo di cani rognosi – afferma – perché è vero che noi abbiamo sparato, ma i ministri, i carabinieri, i magistrati, i poliziotti sono più responsabili di me perché hanno permesso questo”.

“Io – ammetteSchiavone– ho sbagliato nella mia vita e ho cercato di rimediare quando la mia coscienza si è ribellata a certi soprusi commessi da altri. Tutti quanti hanno fatto facile carriera sulla mia pelle”.

Nell’intervistaSchiavoneparla anche dei rifiuti tossici interratti dal lungomare di Baia Domizia fino a Pozzuoli e aggiunge che “la mafia non sarà mai distrutta perché ci sono troppo interessi, sia a livello economico, sia a livello elettorale. L’organizzazione mafiosa – conclude – non morirà mai”.

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