Strage bus, al via le perizie: “Il pullman aveva i freni rotti”

di Redazione

 AVELLINO. Primo sopralluogo dei periti nominati dalla procura di Avellinoper verificare le condizioni del bus precipitato il 28 luglio scorso dal viadotto Acqualonga dell’autostrada A16 Napoli-Canosa. Incidente che provocò 39 morti.

Nel deposito giudiziario “Pescatore” di Mercogliano sono entrati per primi i tre consulenti dei pm, e dopo alcuni minuti, non senza qualche protesta, anche i 14 periti nominati dagli indagati e dalle parti offese.La procura non consentirà rilievi fotografici ai periti di parte, che potranno solo segnalare aspetti rilevanti per poi acquisire il materiale redatto dai consulenti tecnici.

“Il pullman aveva i freni rotti”. Lo ha riferito Andrea Pianese, legale della famiglia Del Giudice, in una pausa del sopralluogo. Sciolti i dubbi sulla corrispondenza tra il sistema di trasmissione trovato qualche chilometro prima del viadotto Acqualonga e il pullman. La sua rottura del sistema di trasmissione avrebbe quindi provocato il cedimento del soffietto dell’impianto frenante.

Durante i rilievi uno dei periti degli indagati, Eugenio Rapinese, nominato dal titolare della “Mondo Travel” di Gennaro Lametta, è rimasto ferito: si è chinato per visionare la parte bassa del bus e, alzandosi, ha battuto la testa su una trave. Sul posto è stata fatta arrivare un’autoambulanza. I sanitari hanno prima medicato Rapinese e poi lo hanno portato in ospedale dove gli sono stati applicati due punti di sutura al cuoio capelluto.

Nell’inchiesta sono indagati due funzionari di Società Autostrade (Michele Renzi e Antonio Sorrentino) e i fratelli Gennaro e Ciro Lametta, il primo titolare della “Mondo Travel”, il secondo autista deceduto del pullman.

Gli accertamenti riguarderanno tutte le parti meccaniche del bus, e proprio dalle verifiche – per quanto i risultati si conosceranno solo tra qualche mese – potrebbe trovare conferma l’ipotesi che più delle altre viene presa in considerazione per spiegare l’incidente: il cedimento strutturale dell’impianto di trasmissione (alcuni pezzi sono stati recuperati sulla carreggiata autostradale a circa un chilometro del viadotto Acqualonga) avrebbe determinato il black out del sistema frenante e del freno motore del mezzo.

L’autobus, in un tratto in discesa, è così risultato ingovernabile per il conducente edè finito a velocità elevata contro la barriera di protezione (il new jersey), che non ha retto all’urto. In una successiva fase dell’inchiesta sarà esaminato il tratto autostradale, tuttora sotto sequestro e, in particolare, l’angolo di impatto dell’autobus contro la barriera di protezione. Quest’ultimo accertamento dovrà fare chiarezza sulla mancata resistenza del new jersey all’urto: un impatto quasi frontale (a 90 gradi) e a velocità elevata del mezzo contro la barriera di protezione renderebbe plausibile lo sfondamento, un angolo di impatto ridotto porrebbe interrogativi sulla tenuta della barriera.

I risultati delle perizie avranno conseguenze dirette sulla posizione degli attuali quattro indagati e potrebbero chiamare in causa responsabilità di altre persone.

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