Il “Capannone” torna di proprietà della Regione: restituiti i fondi

di Antonio Arduino

 AVERSA. Il “Capannone” dell’ex canapificio di via Saporito tornerà di proprietà della Regione Campania.

È questa la più che probabile conseguenza di una richiesta avanzata all’amministrazione comunale dall’Ente campano il 4 giugno 2013in cui chiede di conoscere le coordinate bancarie del Comune per restituire i fondi versati quale acconto per l’acquisto della struttura. Una procedura prevista dal contratto preliminare di vendita dell’immobile stipulato il 12 aprile 2007 tra la Regione Campania e il Comune di Aversa.

L’atto prevedeva quale condizione risolutiva automatica la mancata realizzazione dei lavori di recupero previsti dall’ente locale per l’immobile stesso, oggetto di un progetto presentato all’Ente regionale proprio per acquisire il bene. Progetto per il quale il Ministero dell’Economia e Finanze ha erogato all’Amministrazione cittadina la somma di 600 mila euro, già nelle casse municipali, come indicato anche dal piano triennale per le opere pubbliche redatto qualche mese fa, da utilizzare per la ristrutturazione del capannone affinché venisse adibito a palestra.

Un intervento che non è mai partito, malgrado le numerose sollecitazioni fatte in particolare del consigliere comunale Paolo Santulli autore di un’interrogazione comunale, ricca di ben 700 documenti originali, in cui ripercorreva la storia della struttura.

Ricordando in particolare che il mancato perfezionamento dell’atto di acquisto avrebbe messo a rischio l’acquisizione della struttura stessa, giacché nell’atto preliminare era stato fissato il termine di cinque anni dalla stipula. In caso di mancata realizzazione dei lavori ed attivazione del capannone all’uso previsto, entro questo termine, l’immobile sarebbe tornato nelle proprietà della Regione Campania che avrebbe restituito al Comune di Aversa quanto ricevuto in acconto, senza ulteriore aggravio, vale a dire senza eventuali quote legate alla svalutazione della somma versata.

Il 12 aprile 2012 è scaduto il termine fissato dal preliminare di vendita, di conseguenza l’ente campano si è attivato per rientrare in possesso del capannone e restituire al Comune di Aversa l’acconto versato. Cosa che impedirà non solo la realizzazione del progetto previsto dal piano triennale ma imporrà anche la restituzione del finanziamento di 600 mila euro erogato dal Ministero dell’Economia e Finanze che, da circa due anni, nelle casse municipali, come dimostrato dal consigliere Santulli nel corso di un interrogazione comunale tenuta a luglio del 2011 in cui, per l’ennesima volta, sollecitava l’allora primo cittadino a chiedere una proroga del termine fissato dal contratto preliminare. Cosa fatta dall’ex sindaco Ciaramella solo a marzo 2012, un mese prima della scadenza del termine, ma non ci fu risposta.

Mentre è arrivata dopo la richiesta fatta dell’attuale sindaco Sagliocco che, sempre su pressione di Santulli, ad agosto 2012 sollecitò l’Ente campano ottenendo, però, una risposta negativa. Niente proroga. Ora il Comune di Aversa ha l’obbligo di riconsegnare il capannone alla Regione che potrà disporne come vuole, magari vendendolo a un privato.

“Però abbiamo ancora una speranza. Forse si potrebbe fare ricorso al Tar”, commenta Santulli, intervistato sul tema, ricordando che l’Ente locale ha chiesto il parere di un legale per valutare se e come procedere. “E’ vero che l’amministrazione Ciaramella ha gestito male la questione, commettendo una serie di errori per i quali esistono certamente responsabili e responsabilità che andrebbero individuate, come chiesto da un gruppo di cittadini che ha trasmesso alla Procura tutti gli atti relativi alla vicenda, ma – osserva il consigliere – anche la Regione ha le sue responsabilità”.

“A mio parere – continua – un Ente pubblico non può ignorare la richiesta fatta da un sindaco, tesa ad ottenere una proroga contrattuale, sia pure se fatta appena un mese prima della scadenza del termine, specialmente se adduce motivi economici alla base del ritardo dell’avvio dei lavori”.

“Inoltre – conclude Santulli – mi sembra strano che in un momento di crisi la Regione preferisca restituire ad una Amministrazione locale ben 500mila euro invece di concedere una proroga che permetterebbe la realizzazione di un’opera pubblica per la quale il Comune ha già in cassa un apposito finanziamento statale di 600mila euro che ora dovranno essere restituiti allo Stato”.

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