Puc, le osservazioni di Sorvillo (Ats)

di Redazione

 ORTA DI ATELLA. Salvatore Sorvillo, presidente dell’associazione “Ats”, esprime il proprio punto di vista sul nuovo Puc in adozione al Comune di Orta di Atella.

Riceviamo e pubblichiamo:

Innanzitutto è stato commesso un errore di base, inequivocabile, ovvero dopo che le due delibere di Consiglio comunale sono state, negli anni addietro, messe in discussione, dagli organi di magistratura, e le stesse non sono mai state revocate, dapprima dall’amministrazione prefettizia, ed in seconda battuta dall’attuale amministrazione, si è giunti alla stesura di un Puc partendo dalla totale, secondo i tecnici redattori, illegittimità, dei titoli amministrativi edificatori. Ricordiamo a chi di dovere, che esistono in giurisprudenza amministrativa le cosiddette ‘fonti atto’ e le ‘fonti fatto’, in ogni caso l’atto se non è valido ma utilizzato nel tempo ha acquisito una valenza giuridica che necessità di un altro atto amministrativo che ne revochi o limiti l’efficacia. Esse prevedono, in alcuni casi, l’edificazione diretta dei fondi, quindi verrebbe a cadere la lottizzazione abusiva.
Ricordiamo che il Consiglio comunale di allora è per circa il 50% quello di oggi, quindi l’indirizzo politico dovrebbe avere lo stesso percorso. Secondo errore di base, sempre riconducendo all’articolo 8 della Nta non si è tenuto conto degli standard esterni di piano. Nel tempo non si è provveduto al rinnovo del vicolo urbanistico, non si è provveduto all’avvio delle procedure espropriative, per la realizzazione delle opere, anzi non si è provveduto a richiedere ai concessionari la quota parte come prevista par Prg. Gli standard, in questo caso, andrebbero a soddisfare l’edificato anzi porterebbero ad esaurimento il Prg nella sua utilizzazione e renderebbero le zone C/1 e C/2 conformità quanto previsto dal piano.
Discorso totalmente diverso per quanto concerne le zone D (tutte), essendo le stesse edificate con concessioni che prevedevano, in origine, uffici ed alloggi custode, successivamente sono state trasformate da parte dei concessionari, in zone abitative. Lì, inequivocabilmente, occorrerebbe intervenire con piani di recupero edilizio, con nuovi standard urbanistici a supporto di quelli di progetto, e con piani convenzionati, ove i concessionari, a fronte di un recupero urbano, cedano e monetizzino all’ente comune le infrastrutture necessarie.
Per gli annullamenti in atto il discorso è sempre e solo collegato al Puc poichè sembra anomalo che, con l’imminente adozione del Puc e con tutte le procedure in atto, si provveda ad annullare una miriade di titoli edificatori in varie zone, operando una sorta di calderone motivato da un semplice ed intenzionale indirizzo, mascherare i vani in sovrannumero.
Quindi, veniamo a noi, ovvero a ciò che alla base risulta, al quanto anomalo, nel nuovo Puc, ovvero i numeri. Il calcolo dei vani eseguiti non prevede quelli in catasto considerati F/3 in corso di esecuzione, non si prevedono i vani realizzati in virtù di Dia, e non si conteggiano quelli oggetto di annullamento da parte dell’amministrazione ai sensi dell’art 38/DPR380/01, quindi il conteggio dei vani torna, in modo al quanto arcaico.
I Pua vengono considerati come lottizzazioni postume per rimuovere i vizi presenti sulle concessioni e non rientrano in quello che possa determinare il valore da monetizzare in un eventuale Pua di zona Cc. In questa zona, nata dalla fantasia ‘disneyana’, abbiamo casi in cui terreni liberi da costruzioni vengono considerati di riqualificazione urbana ed ambientale, ovvero senza alcun metro quadro edificato il terreno da vecchio standard miracolosamente diviene a forte valore commerciale.
Ma cosa ancor più evidente è che alcuni, non avendo lotti minimi per i Pua, dovranno monetizzare, magari, opere di urbanizzazione abusive non realizzata da loro. Gli standard urbanistici sono stati in alcuni casi rimossi, dando ai cittadini un terreno che prima valeva pochi euro, poiché vincolato, ora avente un valore in migliaia di euro, senza che nulla fosse accaduto. In altri casi standard urbanistici trasferiti in zone corpose, che solo per la loro realizzazione progettuale porteranno via anni ed anni.
Fermo restando che innumerevoli cause discusse al Tar ora sono in discussione al Consiglio di Stato, qualora quest’ultimo dovesse dare ragione ai ricorrenti le cose potrebbero avere un’altra valenza. Senza considerare che, in alcuni casi, tale è la fretta con cui si agisce, che si parte già con il presupposto che i titoli abilitativi siano da annullarsi, anzi si debba procedere ad una verifica di legittimità, la quale non potrebbe trovare riscontro se non in un’azione intimidatoria, vedi cosa sta accadendo in questione di richieste di agibilità e/o certificazioni riguardanti lo stato giuridico, di un permesso edificatorio. Anzi, come paravento si adita ad un’eventuale costituzione di parte civile avverso i tecnici che hanno ricoperto negli anni i ruoli dirigenziali presso l’ente comune, circa una decina.
Fermo restando che per alcune agibilità, e per alcuni permessi di costruire, hanno visione tecnica diversa dalla realtà, anzi si continua a discreditare il passato, ma chi oggi è li sopra in precedenza dove era e che mestiere faceva? Non riesce semplice capire la necessita di tutto ciò. Attendiamo fiduciosi la riposta del prossimo Consiglio comunale e le osservazioni al piano che verranno prodotte.
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