Soldi ai partiti, Letta non fa retromarcia

di Mena Grimaldi
 ROMA. “Non faremo
passi indietro su abolizione finanziamento pubblico partiti. Il Ddl che abbiamo
presentato è una buona riforma. Perché bloccarlo?”.

E’ così che il premier Enrico Letta annuncia di non voler fare
passi indietro sul disegno di legge per trasformare gradualmente il
finanziamento pubblico ai partiti in un sistema di donazioni da parte dei
cittadini, nonostante qualche malumore.

E’ iniziato, infatti, martedì l’esame
delle decine di emendamenti presentati al Ddl del governo, che dovrebbe poi
approdare alla Camera il 26 luglio, ma che rischia di slittare a settembre
perché non c’è accordo tra i partiti della maggioranza su alcune questioni.

A
dar manforte al presidente del Consiglio, arriva anche il netto invito di Daniela Santanchè a “non fare scherzi
su un punto qualificante del programma elettorale del Pdl”.

“Ognuno cammini con
le proprie gambe. In questo momento di profonda crisi economica, considerando
come tirano la cinghia gli italiani, essi non capirebbero se noi non facessimo
come loro”, ha detto la Santanchè.

Il disegno di legge varato il 31 maggio dal
consiglio dei Ministri prevede l’abrogazione per gradi dell’attuale sistema di
rimborsi elettorali ai partiti:il contributo pubblico dovrebbe ridursial
60% nel primo esercizio successivo a quello dell’entrata in vigore della legge,
al 50% nel secondo e al 40% nel terzo, per poi cessare del tutto.

Una volta “a
regime” gli unici canali di finanziamento dei partiti diventerebbero le
erogazioni volontarie con detrazioni dall’imposta lorda del 52% per gli importi
fra i 50 e i 5mila euro e del 26% per tutti gli altri, sino a un massimo di
20mila euro e la destinazione volontaria del 2 per mille.

La contribuzione
volontaria partirebbe dalla dichiarazione dei redditi 2015 relativa all’anno
precedente. Sulla scia di Letta si mette la Lega, favorevole all’abolizione
tout court del finanziamento pubblico.

Non è così per gli altri, secondo il
segretario della Lega e governatore della Lombardia, Roberto Maroni (“perché solo i partiti radicati sul territorio come
noi, che ci autofinanziamo con le feste, possono resistere”). “Questa proposta
di Letta – aggiunge Maroni – non è completamente soddisfacente, ma va in questa
direzione”.

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