Housing sociale, SpC: “Nessuno d’accordo, tutti d’accordo”

di Redazione

 CASERTA. Qualcuno, forse, si starà interrogando sul silenzio, in questi ultimi giorni, di Speranza per Caserta sulla questione housing “sociale” (le virgolette tra la parola “sociale” non sono casuali, come vedremo).

Ebbene, il motivo risiede nella volontà di studiare, ascoltare, acquisire documenti e informazioni necessarie per poter esprimere una posizione chiara e motivata. Sebbene manchi ancora qualche tassello, e mentre il resto del firmamento politico locale nicchia (o fa finta di nicchiare), Speranza per Caserta ritiene senza ombra di dubbio che questo intervento sia l’ennesima fregatura in salsa casertana, che porta tanti vantaggi a pochi, e solo danni per tutto il resto della città e della sua popolazione, così come emerso da autorevoli esponenti delle maggiori Associazioni ambientaliste in un Convegno organizzato da SpC nel dicembre 2012.

Anche i “colpevoli” sono tanti: la vecchia Amministrazione che era in carica nel periodo di avvio delle procedure, la Regione Campania che predica bene (nei criteri di selezione inseriti nelle normative che regolano l’edilizia sociale: priorità al recupero e riuso, consumo di suolo zero, attenzione al paesaggio…) e razzola male, nel recepire silente le opinabili valutazioni dei Comuni, l’attuale Consiliatura che si appresta a “vidimare” i progetti ed i soliti, imperturbabili dirigenti. Rischiando di ripeterlo fino alla noia, siamo costretti a ricordare ancora una volta il nostro approccio alla questione, che deve puntare alla riqualificazione del territorio dal punto di vista edilizio-territoriale.

In una città che da un lato conta migliaia di vani sfitti o inutilizzati (oltre 4mila appartamenti), e dall’altro soffre di una marcata carenza di metri quadri di verde attrezzato per cittadino in confronto a quanto previsto dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale, le priorità dovrebbero essere ben altre rispetto all’innalzare palazzi di sei piani per ottocento nuovi potenziali abitanti, quali ad esempio il recupero degli stessi appartamenti a scopi sociali.

E’ curioso poi constatare come, tra le numerose proposte pervenute al Comune di Caserta, siano state scartate tutte quelle che prevedevano un recupero di volumi ed aree dismesse (industriali o militari) e sia stata invece selezionata, guarda un po’, l’unica che prevede edilizia “ex novo” e quindi nuova cementificazione ed ennesima sottrazione di suolo. E volendo continuare con le anomalie, tocca ricordare che il progetto (dalle carte) interessa un’area “degradata”, che di fatto degradata non è, ed infine l’ultima vicenda della lettera di diffida da parte dei legali della Cde (l’impresa proponente) al Consiglio Comunale, non già a “discutere” della delibera di dichiarazione di pubblica utilità (step propedeutico all’avvio delle opere), ma ad “approvare” la stessa (sic).

Il tutto, dopo aver constatato che dall’esame di tutti gli atti pregressi si evince che la stessa Cde, pur sollecitata più volte dal Comune, ha ritardato di quasi un anno la consegna di alcuni importanti documenti. Alla fine, la decisione del Consiglio Comunale è stata quella di rinviare la discussione dopo la pausa estiva, nel tentativo di accorparla con il cosiddetto “housing 2” (che a prima vista è peggiore del suo predecessore, interessando le colline dei Monti Tifatini, tra le frazioni di Tuoro e Garzano).

Forse approvarli insieme servirà ad attutire il dolore che si prova a rapinare un territorio? Nell’inviare un pensiero di solidarietà al professor Pica Ciamarra ed ai progettisti di Piano, che si staranno lambiccando il cervello per capire cosa scrivere in un preliminare di Puc, nel quale delle importanti aree oggetto di progetti di housing ancora non è dato conoscere il futuro (in un mondo “normale”, prima si redigono i piani e poi si autorizzano o meno gli interventi…), chiudiamo spiegando perché questo housing è “sociale”.

Lo è, perché “ben” il 30% dei volumi edificati non sarà venduto sul libero mercato: cioè qualche briciola andrà in vendita o in affitto a prezzi calmierati a cittadini che risulteranno averne più titolo (e su questo SpC vigilerà con attenzione sull’assegnazione degli immobili), qualche altra briciola direttamente al Comune di Caserta (ad oggi non è dato sapere quale “utilità sociale” il Comune potrà attribuire ad appartamenti periferici, magari in un sesto piano di un complesso residenziale).

Infine, SpC desidera non commentare (giudichino i cittadini) il Bando, emanato dall’amministrazione comunale, di 189.500 euro, oltre Iva, per il servizio sulle riprese aerofotogrammetiche digitali, scaduto il 18 luglio scorso, che per inciso avrebbe dovuto essere emanato prima della stipula della Convenzione ai progettisti, in quanto lavoro preliminare alla redazione del Puc. Le riprese aerofotogrammetiche, si legge nel Bando, dovranno essere eseguite in sei mesi, data che coincide con la scadenza dei termini previsti per l’approvazione del Puc, ovvero entro il mese di gennaio 2014.

SpC contrasterà con ogni mezzo l’adozione di strumenti urbanistici, che mirano alla cementificazione della città e alla devastazione del territorio, ed invita ancora una volta l’amministrazione comunale di Caserta a procedere al censimento degli appartamenti sfitti, vuoti ed inutilizzati prima di procedere ad ogni iniziativa di nuove costruzioni, previste dall’housing sociale con i suoi 500mila metri cubi di occupazione del suolo pubblico.

Speranza per Caserta

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