Camorra, sequestrati beni per 50 milioni ai Mallardo

di Redazione

 NAPOLI. Ammonta a oltre 50 milioni di euro il valore dei beni sequestrati, lunedì mattina, al clan Mallardo di Giugliano (Napoli).

L’operazione “Bad Brothers 2”, eseguita dalla Guardia di Finanza di Roma tra Lazio, Campania, Sicilia e Calabria, riguarda centinaia di unità immobiliari, concessionari di auto e uno stabilimento balneare. Beni nella disponibilità dei fratelli Michele, Giuliano e Luigi Ascione (da qui il nome dell’operazione, “Fratelli cattivi”, indiziati di contiguità con iMallardo.

Dalle indagini (coordinate dai pm della Procura di Roma Lina Cusano, Maria Cristina Palaia e Barbara Sargenti) è emersa la costante ed inarrestabile ascesa, nella provincia di Latina, dei fratelli Ascione, che in alcuni anni erano diventati i re della vendita di auto usate.

E’ la seconda operazione, nel giro di un mese, contro il clan Mallardo. Lo scorso 19 giugno furono sequestrati beni, per 65 milioni di euro, tra alberghi, ristoranti, concessionari di auto e oltre 170 immobili, ai fratelli Dell’Aquila, anch’essi ritenuti contigui al clan camorristico dell’hinterland a nord di Napoli.

Oltre alla rivendita di auto usate gli affari del clan, andavano oltre al finanziamento del traffico di sostanze stupefacenti, anche al controllo delle attività economiche di rilievo (attività edilizia, appalti pubblici, forniture pubbliche, commercio all’ingrosso). Gli Ascione – secondo gli investigatori della Gdf – hanno costituito, di fatto, uno stabile e ben ramificato “sodalizio criminale”, strategicamente inserito in un “sistema criminogeno” di più ampia portata. Il legame tra gli Ascione e il clanMallardorisale alla fine degli anni ‘80.

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Le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, come Gaetano Vassallo, Salvatore Izzo e Massimo Amatrudi, hanno completato il quadro. Più precisamente – spiegano gli inquirenti – i collaboratori hanno indicato i fratelli Ascione come membri del clan, direttamente legati ai capi Francesco e Giuseppe Mallardo. Proprio in virtù di questi ‘collegamenti’, gli Ascione operavano in collaborazione con Domenico Dell’Aquila, alias “Menicuccio”, con il quale sono diventati soci in affari, sempre nel settore del commercio di autoveicoli. Partendo da qui le Fiamme gialle hanno sviluppato circa 100 accertamenti economico-patrimoniali, “nei confronti di altrettante persone fisiche e giuridiche, finalizzati all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati”.

Ad insospettire gli inquirenti è stato anche il fatto che gli Ascione dichiaravano poco o nulla di reddito. Tale sproporzione, unita alla qualificata pericolosità sociale, ha permesso di richiedere l’applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ed il sequestro finalizzato alla confisca dell’intero patrimonio, direttamente o indirettamente, riconducibile ai fratelli Michele, Giuliano e Luigi.

In particolare, i sigilli sono stati posti su cinque società, con sede nella provincia di Latina, Napoli, di cui due operanti nel settore delle costruzioni di edifici; una nella locazione di immobili, una 1 nel commercio di autoveicoli e una 1 nel settore dell’intermediazione immobiliare. E poi quote societarie di una società, con sede nella provincia di Napoli, operante nel settore della gestione di stabilimenti balneari; 112 unità immobiliari (nella provincia di Latina, Napoli, Cosenza); 175 auto, motoveicoli ed un’imbarcazione, oltre a numerosi rapporti bancari, postali, assicurativi e azioni.

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