Zone G, Villano (Pd) bacchetta l’amministrazione

di Redazione

 AVERSA. Nella giornata di sabato 13 luglio ho avuto modo di leggere un articolo nel quale si magnificava l’iniziativa messa in campo dall’assessore all’urbanistica Ninì Migliaccio circa il censimento delle aree di proprietà comunale.

Ebbene, nell’articolo si afferma che, in forza dell’articolo 56 delle norme tecniche di attuazione del Prg, anche le zone G rientrerebbero nel patrimonio del comune, trattandosi di “suoli pubblici destinati a servizi”, “aree pubbliche e di uso pubblico, ossia soggette ad esproprio per la realizzazione della dotazione minimia di standard per abitante da parte del pubblico e non del privato”.
Trattasi di affermazioni che lasciano davvero perplessi e fanno comprendere con quale approssimazione si affrontino temi così importanti. Innanzitutto il richiamato articolo 56 del Prg non limita affatto l’edificazione da parte dei privati. In particolare, al comma 3, si legge: “Con l’eccezione delle zone a verde pubblico, l’edificazione e’ ammessa nel rispetto dei seguenti indici – altezza massima…distanza minima dai confini” etc. Il comma 7, addirittura, prevede che nelle zone destinate a parcheggio possano essere realizzate attività commerciali.
E’ chiaro, dunque, che le Zone G, destinate ai servizi di interesse urbano e di quartiere, pur ospitando impianti di interesse generale, non escludono la vocazione edificatoria del suolo da parte del privato proprietario. Non si comprende, pertanto, come si possa arrivare a sostenere che tali aree siano soggette necessariamente ad esproprio per l’edificazione “da parte del pubblico e non del privato”.
Il mio intervento non è certo dettato dall’intento di fare polemica o di evidenziare carenze conoscitive. Ma certe fantasiose interpretazioni, se fatte proprie dall’amministrazione, potrebbero condurre a innumerevoli contenziosi con i proprietari che si vedrebbero illegittimamente privati dei loro diritti edificatori.
Peraltro, l’argomento è strettamente connesso con la redazione del nuovo Puc. Se l’infelice interpretazione dell’articolo 56 proposta dall’assessore Migliaccio fosse vera (ma davvero non si vede come) e l’amministrazione, in sede di redazione del Puc, decidesse di imprimere alle indicate aree vincoli di natura espropriativa, sarebbe poi costretto ad indennizzare i proprietari, così come chiarito dalla Corte Costituzionale.
Credo, dunque, che questa strada, oltre che giuridicamente improponibile, sarebbe anche economicamente insostenibile per le disastrate casse comunali. In realtà quando il professor Vittoriani, ha normato le indicate zone G, non aveva alcuna intenzione di ingessare l’edificazione con l’imposizione di vincoli espropriativi ma, al contrario, di lasciare alla libera iniziativa dei privati la possibilità di realizzare attrezzature ed impianti di interesse generale così da assicurare alle periferie quei servizi e quelle attività che la mano pubblica non era riuscita fino a quel momento a garantire.
Del resto, l’assessore Migliaccio è smentito dai fatti. Negli scorsi anni sono state rilasciate ai privati centinaia di concessioni per la edificazione sulle indicate aree. Sarebbero forse tutte concessioni illegittime? Piuttosto mi pare utile segnalare, sul tema, un singolare provvedimento del neo dirigente Alessandro Diana.
Nonostante il Tar Campania abbia affermato, con riferimento alle zone G ricadenti nelle aree Peep., che le disposizioni del precedente Piano per l’Edilizia Economica e Popolare (avente efficacia per 18 anni) siano ancora operanti per essere state “recepite dal Piano Regolatore Generale”, il neo dirigente (con nota protocollo numero 2390 del 21 gennaio 2013), ha sostenuto l’esatto contrario affermando che il “Peep è decaduto con l’entrata in vigore del Prg”.
In tal modo, il neo dirigente non solo ha sconfessato l’operato dell’amministrazione, che aveva negato il permesso di costruire ai proprietari delle zone G, ricompresse nelle aree Peep, ma ha disatteso la sentenza del Tar che pure aveva dato ragione al Comune di Aversa. E non finisce qui, dal momento che i privati, contro l’indicata sentenza, hanno proposto ricorso al Consiglio di Stato.
E’ evidente che la nota del neo dirigente rischia di compromettere le sorti del giudizio innanzi il supremo organo della giustizia amministrativa. Ancora una volta, dunque, devo mio malgrado denunciare all’opinione pubblica un modo di procedere da parte dell’amministrazione Sagliocco che, a voler essere buono, definirei disordinato e distratto.
Pertanto, invito il sindaco a monitorare bene la situazione, esigendo dai propri assessori e dirigenti di studiare meglio prima di rilasciare dichiarazioni o adottare provvedimenti che possono essere fonte di responsabilità per l’amministrazione.
Marco Villano, consigliere comunale del Pd
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