Processo Unipol: “Berlusconi agì da capo politico”

di Mena Grimaldi

 ROMA. Silvio Berlusconi ascoltò la telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte nella quale l’allora presidente di Unipol informava l’ex leader dei Ds della tentata scalata di Bnl a Unipol.

Lo hanno stabilito giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano nelle 90 pagine di motivazioneal verdetto col quale hanno inflitto un anno di carcere all’ex premier per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio.Il ruolo di Berlusconi nella vicenda dell’intercettazione Fassino-Consorte, dunque, fu decisivo.

Per i giudici della quarta sezione penale di Milano l’intercettazione tra Fassino e Consorte era un “regalo di Natale” che gli imprenditori Roberto Raffaelli, titolare della società incaricata dalla Procura di Milano di effettuare le intercettazioni, voleva portare ad Arcore per “ingraziarsi l’appoggio del Presidente del Consiglio” e ottenerne la “protezione” per un affare in Romania.

“Quella sera la registrazione audio venne ascoltata attraverso il computer, senza alcun addormentamento da parte di Silvio Berlusconi, o inceppamento del pc”, scrivono i giudici.

“Tenuto conto della qualità di pubblico ufficiale di Silvio Berlusconi – scrivono i magistrati nelle motivazioni – e della lesività della condotta nei confronti della pubblica amministrazione, gravemente danneggiata dalla plateale violazione del dovere di fedeltà dell’incaricato di pubblico servizio, dotata di grande rilevanza mediatica risulta pertanto giustificata la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche”.

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