Scontro generazionale in Consiglio

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Un testa a testa generazionale quello in atto nello scenario politico cittadino. Al di là di dove possano o meno risiedere il torto e la ragione, ad Aversa si fronteggiano giovani e anziani della politica locale.

Da maggio 2012, data delle elezioni amministrative che hanno offerto questo consiglio comunale e, conseguentemente, questa giunta, piano piano, si è delineata una sorta di barriera generazionale che ha diviso gli attuali attori del teatrino politico cittadino più che ideologicamente, anagraficamente, con gli under quaranta da un lato e gli altri dall’altro lato.

Ed ecco, allora, da un lato due vecchio volpi come i due “Peppe”, il sindaco Sagliocco e il presidente del consiglio comunale Stabile, entrambi democristiani. In questi ultimi tempi un altro grande vecchio si è aggiunto a loro: Paolo Santulli, anch’egli nato politicamente sotto l’egida del “glorioso” scudocrociato.

Con loro assessori come Elia Barbato e Ninì Migliaccio e consiglieri come Mimmo Palmieri, Salvatore Della Vecchia, Gabriele Costanzo, Luciano Luciano, Mario Tozzi, Rosario Capasso, etc. etc. etc. Dall’altro lato, dietro alla sigla degli “ex An” vi sono tre “giovani” quali Giampaolo Dello Vicario, Gino Della Valle e Michele Galluccio. Abbiamo, poi, una consigliera che sempre più sta assumendo, meritatamente, l’aurea della “pasionaria” come Imma Lama, il consigliere comunale del Pd Marco Villano, i due Udc Orlando De Cristofaro e Augusto Bisceglia (che, a dispetto dei padri ingombranti si mostrano indipendenti), gli assessori Massimo Pizzi, Nicla Virgilio e Romilda Balivo (per tutti e tre, comunque, qualche attributo in più in giunta non guasterebbe).

Nel limbo dei vecchi mai stati giovani non possiamo non annoverare l’ex Idv ed ex candidato a sindaco per il centro sinistra, oggi moderno novello cantore delle gesta di Sagliocco, Salvino Cella e il suo sodale Salvatore Candida.

Non pervenuto il “compagno” di Sel Pasquale Morra che, bisogna riconoscerlo, sconta anche la totale assenza di un partito alle proprie spalle, presente solo nella fase elettorale. Il tutto, ovviamente, al di là del posto in cui risiedono torto e ragione.

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