BARI.
Con loperazione denominata Adria e stata fatta luce su una serie di investimenti e di impieghi di denaro derivante da attività illecite da parte di un esponente di spicco del potente clan Capriati di Bari. Perseguendo uno degli obiettivi strategici della Dia, che ha appena compiuto ventanni di attività ed e diretta dal dottor Arturo De Felice, il centro operativo di Bari ha avviato le indagini nella primavera del 2010 sui patrimoni di soggetti appartenenti alla locale criminalità organizzata.
Sotto la direzione della Procura Distrettuale della Repubblica di Bari, attraverso intercettazioni telefoniche ed approfonditi accertamenti patrimoniali e bancari, emergeva come figura di spicco Francesco Quarto, detto Ciccio, personaggio ritenuto storicamente affiliato al clan Capriati e già condannato in secondo grado alla pena di anni 5 e mesi 4 per associazione mafiosa ed estorsione.Questi, anche per il tramite di prestanome, aveva la gestione di diverse attività economico-imprenditoriali, nonché disponibilità di numerosi beni. In particolare Quarto risultava avere interessi diretti nella gestione di un garage ubicato nel quartiere San Pasquale di Bari, intestato fittiziamente al padre, Michele; e un ristorante, già
Diversi i mezzi di trasporto a sua disposizione pur non essendone intestatario. nel corso delle indagini, gli agenti della Dia accertavano che Quarto aveva altresì intrapreso uno stretto rapporto con un commerciante di autoveicoli di Modugno, in forte difficoltà finanziarie, tanto da divenirne socio occulto.
Ma ancora, la Dia accertava possidenze mobiliari di Quarto e la riconducibilità allo stesso di altra attività imprenditoriale adibita a garage-autorimessa nel quartiere Madonnella di Bari, in realtà fittiziamente intestata alla madre della compagna.
Dal complesso delle risultanze bancarie emergeva inoltre un contrasto stridente tra la quantità e qualità dei rapporti bancari monitorati e le condizioni economico-finanziarie dei soggetti indagati, in relazione alla capacità reddituale desunta dai redditi dichiarati a far data dal 2005.
Tale anomalia era ancor più accentuata dallesistenza di numerosi accantonamenti realizzati attraverso la sottoscrizione di fondi, testimonianza di una consistente disponibilità di denaro esuberante rispetto le normali necessità della vita familiare (cui erano da aggiungere gli oneri derivanti dallacquisto e dalla gestione di auto e moto) e delle attività imprenditoriali dagli stessi soggetti formalmente gestite.
In alcuni casi, venivano rilevati consistenti ed ingiustificate movimentazioni di contante soprattutto da parte di alcuni indagati risultati, dagli accertamenti degli agenti della Dia, privi di alcun reddito. Spiccava, inoltre, il mancato ricorso ai normali canali di credito da parte di quasi tutti i soggetti pur in presenza di spese importanti per lacquisizione di immobili, veicoli o attività economiche agli stessi formalmente intestate. Lipotesi investigativa e che dietro tali investimenti vi siano consistenti flussi di denaro riveniente da attività illecite del clan Capriati.
Complessivamente venivano individuati ed analizzati ben 116 rapporti bancari-finanziari accesi presso 47 istituti bancari intestati a 23 persone, presunti prestanome di Quarto Francesco. Al termine delle indagini, il gip del Tribunale di Bari disponeva larresto nei confronti di undici persone ed il sequestro di beni mobili, immobili e risorse finanziarie per un valore complessivo pari a due milioni e mezzo di euro.
Contestati i reati previsti dalla normativa antiriciclaggio (riciclaggio, reimpiego di capitali illeciti in attività economiche, intestazione fittizia di beni).