Omicida: “Fabiana tentò di difendersi, l’ho bruciata viva”

di Mena Grimaldi

 CORIGLIANO. “16 anni per sempre”. E’ solo uno dei tanti striscioni che i giovani di tutte le scuole di Corigliano Calabro hanno fatto sfilare lunedì mattina per tutte le strade del paese.

Sono partiti dall’istituto tecnico commerciale Palma, la scuola frequentata da Fabiana Luzzi, la 16enne uccisa dal fidanzato di un anno più grande.

Il ragazzo l’ha prima accoltellata e poi dato fuoco con una tanica di benzina. Tutti i ragazzi indossavano un fiocco rosso al polso, simbolo dell’amore quello che “vogliano dimostrare nei confronti di Fabiana”, hanno detto gli amici. I ragazzi in corteo sono arrivati sotto l’abitazione della giovane, dal balcone la madre distrutta dal dolore ha gridato “Fabiana quanta gente ti voleva bene, solo uno ti odiava”.

Intanto, emergono nuovi particolari di quell’assassinio che lo stesso omicida sta rivelando nel corso degli interrogatori. Il ragazzo ha confermato che Fabiana ha tentato di difendersi in tutti i modi. Ha detto di averle dato fuoco quando era ancora viva e che, nonostante fosse stata colpita da coltellate, si è rialzata e ha tentato di strappargli la tanica di benzina.

Ma Fabiana non ce l’ha fatta. E’ ricaduta e l’omicida senza alcuna pietà le ha dato fuoco mentre lei lo guardava negli occhi e gli gridava “bastardo”.

Monsignor Santo Marcianò, l’arcivescovo di Rossano-Cariati, conversando con la mamma della sedicenne uccisa, ha affrontato il problema del recupero e della rieducazione dell’autore dell’omicidio.

“Ho parlato – ha detto mons. Marcianò – del problema educativo e del profondo disagio del ragazzo che ha compiuto l’omicidio. In modo esplicito ho fatto riferimento al perdono ed ho trovato una reazione positiva nei familiari della ragazza uccisa. Ho voluto affrontare anche il discorso della rieducazione a 360 gradi che va affrontato quando sarà passato il momento del dolore”.

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