Il governo accelera: un decreto per Imu, Iva e cassa integrazione

di Redazione

 ROMA. Un decreto, magari già la prossima settimana o l’inizio della successiva, per bloccare l’Imu, l’aumento dell’Iva e rifinanziare la cassa integrazione.

Ancora un po’ di giorni, il tempo di mettere in sicurezza i conti votando tra martedì e mercoledì il Documento di Economia e Finanza messo a punto dal precedente governo e che piace tanto all’Europa, al punto da aver messo ieri l’altro nero su bianco che per l’Italia è vicina l’uscita dalla procedura per deficit eccessivo. Sono però proprio le considerazioni contenute nel rapporto comunitario a rendere ancora più stretto il sentiero nel quale è obbligato a muoversi il ministro Saccomanni e l’intero governo.

Le previsioni contenute nel rapporto, infatti,danno per scontato che il governo Letta finanzierà in modo adeguato sia l’eventuale soppressione dell’Imu, sia la cassa integrazione e il mancato aumento dell’Iva. In questo momento nessuno nel governo intende ufficializzare proposte che potrebbero generare dubbi nella Commissione europea sulla tenuta dei saldi.

Viste le tensioni interne alla maggioranza, l’impegno non è facile e obbliga a weekend di lavoro, compreso l’attuale, il ministro dell’Economia, i suoi vice Stefano Fassina e Luigi Casero e i sottosegretari Pier Paolo Baretta e Alberto Giorgetti.

Per evitare l’aumento dell’Iva servono infatti circa due miliardi di euro, 1,5 miliardi per la cassa integrazione, mentre tempi più lunghi richiederà la rimodulazione dell’Imu (costo un paio di miliardi se il taglio non sarà totale) sulla quale sono sul piede di guerra anche i sindaci visto che l’imposta era destinata a finire entro giugno nelle casse dei comuni. In totale sei miliardi di euro da riallocare in una nuova manovra.

Obiettivo del governo sarebbe quello di inserire il testo del provvedimento nel decreto che è attualmente alla Camera sui pagamenti della Pubblica Amministrazione. A giudizio dei tecnici di via XX Settembre i tempi sono però troppo stretti, visto che la discussione in aula del decreto sulla PA è previsto per lunedì della prossima settimana.


Non c’è dubbio però che un’accelerazione potrebbe imporla la necessità di rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, che i sindacati sollecitano con forza. “Stiamo tutti lavorando. Dobbiamo studiare i dossier e la documentazione”, spiega il sottosegretario Baretta facendo intendere che nessuna decisione sul futuro potrà essere ufficializzata prima dell’approvazione definitiva del Def, che approderà in aula domani e che il governo seguirà con particolare attenzione non tanto per timore del voto finale, quanto per il contenuto che potrebbero avere le risoluzioni parlamentari che l’accompagneranno. La richiesta al governo da parte del Parlamento di interventi ritenuti troppo gravosi potrebbe infatti sbilanciare il quadro d’insieme e compromettere anche successive variazioni.

Solo una volta messo in sicurezza il Def e incassato un ulteriore via libera da Bruxelles, si renderanno note le intenzioni del governo che potrebbero non limitarsi alle tre note questioni (Imu, Cig e Iva), ma ampliarsi anche al mercato del lavoro che non a caso nei giorni scorsi Enrico Letta aveva indicato come la prima emergenza tanto più perché al lavoro sono legate le speranze delle nuove generazioni.

Tra decreto e nota di aggiornamento del Def dovrebbero dettagliarsi i provvedimenti che vanno sotto il capitolo ”crescita” e che dovrebbero riguardare le agevolazioni fiscali per le assunzioni di giovani e le norme su precari e esodati. Per non correre rischi sulla chiusura della procedura per deficit, si procede quindi con estrema cautela e ufficializzando poco o nulla degli interventi che si intendono proporre all’attenzione della maggioranza e del Parlamento.

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