Diritti tv, Berlusconi condannato a 4 anni. Gelmini: “Sentenza non aiuta”

di Mena Grimaldi

 MILANO. I giudici della Seconda Corte di Appello di Milano hanno confermato la condanna per Silvio Berlusconi in merito al processo sui diritti tv.

Il Cavaliere, infatti, è stato condannato a quattro anni di reclusione, così come era stato richiesto in primo grado. Tre anni saranno condonati per l’indulto.

L’ex premier in primo grado è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale sull’acquisizione diritti tv Mediaset e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. La stessa richiesta di condanna chiesta dal pg il primo marzo scorso. Il pg Laura Bertolè Viale ha rinunciato a eventuali repliche e il collegio presieduto da Alessandra Galli si è ritirato in camera di consiglio.

Lasentenza d’appello sui diritti tvè stata pronunciata nel tardo pomeriggio. Dopo la decisione dei giudici di non fermare il processo in attesa della Consulta sul conflitto di attribuzione – come chiesto dalla difesa dell’ex premier – perché “non decisivo”, hanno preso la parola i legali degli imputati Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano. Quest’ultimo ha reso in aula dichiarazioni spontanee.

Intanto, sulla sentenza è intervenuta ai microfoni di SkyTg24, Mariastella Gelmini. “Una condanna incomprensibile. E’ l’ennesima prova di un uso politico della giustizia sciagurato che non aiuta un clima di pacificazione che invece dovrebbe instaurarsi tra le forze politiche”, ha detto la Gelmini.

“E’ un fatto estremamente grave e lesivo della democrazia. Si conferma un uso distorto della giustizia non più tollerabile”, ha concluso.

Con il Cavaliere condannati gli allora manager di Mediaset Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi) e Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi) e il produttore statunitense, suo “socio occulto”, Frank Agrama (3 anni). Assolti, invece, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e altre due persone.

Confermata la provvisionale di 10 milioni di euro a favore dell’Agenzia delle Entrate che dovrà versare Berlusconi in solido con le altre tre persone condannate. In più l’ex presidente del Consiglio si è visto confermare l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e, tra l’altro, per 3 dagli uffici direttivi delle imprese. Una pena accessoria che scatterà nel caso la sentenza dovesse diventare definitiva.

Una sentenza “totalmente al di fuori di ogni logica”, commenta invece Niccolò Ghedini, uno dei legali dell’ex premier.

“La forza della prevenzione dei giudici di Milano è nota – ha aggiunto – tant’è vero che avevamo presentato una istanza di rimessione alla Cassazione che però non ha creduto a problematiche che erano reali e alla forza della prevenzione che va al di la della forza dei fatti”.

Ghedini contesta che “non sono stati ascoltati alcuni testi che avevamo richiesto, non si è tenuto in nessun conto i nuovi documenti che avevamo presentato, non si è deciso di aspettare la Corte Costituzionale, la cui decisone è stata addirittura giudicata irrilevante”.

A questo punto, Ghedini spera nella Cassazione e nella Corte Costituzionale che nei prossimi giorni dovrà decidere sul conflitto di attribuzione tra poteri in relazione ad un vecchio legittimo impedimento negato a Berlusconi. “In qualsiasi altro tribunale non avremmo mai avuto una sentenza di questo tipo – ha detto ancora Ghedini – se l’imputato non si fosse chiamato Silvio Berlusconi”.

A chi gli ha domandato se questo verdetto metta a rischio la stabilità politica del governo, Ghedini ha ribattuto: “Non credo ci sia una correlazione, quello che viene messa a rischio è la stabilità del diritto che è una cosa che a me, in quanto avvocato, preoccupa di più”.

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