Camorra e rifiuti, la Dia confisca beni a Chianese

di Redazione

Cipriano ChianesePARETE. Gli agenti della Dia di Napoli hanno eseguito un decreto di confisca di beni a carico dell’avvocato Cipriano Chianese, 62 anni, di Parete (Caserta), imprenditore del settore rifiuti, già in stato di detenzione domiciliare e imputato in diversi procedimenti per reati che vanno dall’associazione di stampo camorristico all’illecito smaltimento di rifiuti.

Ai beni sottratti fino ad oggi a Chianese ora si aggiungono: una villa a Sperlonga (Latina), intestata alla moglie; un’autovettura Mg B; un’autovettura Bmx intestata alla moglie; e due autovetture Bmw intestate al genero. Al 62enne, inoltre, è stata inflitta la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, per un anno e sei mesi, oltre al versamento di 5mila euro a titolo cauzionale per l’osservanza degli obblighi imposti.

Tale misura di residua applicazione della sorveglianza speciale deriva dal precedente provvedimento di sequestro beni, emesso il 12 dicembre 2006, e da successivo decreto di confisca beni emesso il 2 marzo 2008, per la durata di tre anni e sei mesi, con il versamento alla cassa delle ammende, a titolo di cauzione, della somma di 20mila euro.

In quella circostanza furono confiscati: la totalità delle quote e i beni strumentali della “Resit Srl”, con sede a Caserta, insieme alle unità locali di Gricignano, Parete e Giugliano; la totalità delle quote, capitali e beni strumentali della “Griciplast Srl”, con sede a Caserta; un fabbricato a Parete; un terreno a Casagiove; un terreno a Parete; due appartamenti a Roma; due appartamenti a Caserta; un complesso artigianale a Parete; un fabbricato e un terreno a Sperlonga; un complesso alberghiero a Formia (l’ex Marina di Castellone); unità immobiliari a Giugliano; beni presso la filiale di Aversa della Banca popolare di Ancona, ossia 5 milioni di euro investiti in titoli al portatore, 253.441 euro come controvalore di quote di fondo comune, 4 milioni in certificato di deposito al portatore, saldi attivi sui conti correnti; beni presso la filiale di Caserta della Banca Intesa, ossia 4 milioni di controvalore titoli, 472mila euro di una polizza assicurativa; 700mila di valore certificato di deposito al portatore; saldi attivi sui conti correnti della filiale di Aversa della banca San Paolo.

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Avvocato, imprenditore operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti, il 27 marzo 1993 Chianese veniva colpito, insieme ad altri 20 imprenditori del settore, da un’ordinanza di custodia cautelare per traffico illecito di rifiuti nella zona del casertano realizzato dal clan dei casalesi. Nello specifico, in fase cautelare, si accertava che le organizzazioni criminali dell’area casertana e napoletana avevano favorito le campagne per le consultazioni elettorali politiche ed amministrative del 1987 a favore di politici, i quali autorizzavano gli impianti di smaltimento di rifiuti, siti nella provincia di Napoli, a ricevere rifiuti solidi urbani extraregionali in violazione di norme di legge. Il Tribunale di Napoli assolveva Chianese – giudicato con rito abbreviato – e diversi altri presunti affiliati ai clan (che sarebbero successivamente assurti al vertice dell’organizzazione dei casalesi) dall’imputazione del reato di associazione camorristica, condannando invece numerosi imprenditori e politici.

Il 27 dicembre 2005 Chianese veniva colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere e da provvedimenti di sequestro dei beni, poiché indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Si trattava dell’operazione “Green”, condotta dalla Dia, che consentiva di acquisire numerose fonti di prova tratte anche dagli apporti conoscitivi resi da una pluralità di persone, tra cui molti collaboratori di giustizia, le cui informazioni consentivano di delineare l’esistenza di un lucroso traffico illecito di rifiuti e relativo smaltimento.

In particolare, si accertava la duplice illecita condotta di Chianese, sia nella veste di imprenditore, quando agiva da intermediario, depositario e smaltitore dei rifiuti illecitamente conferiti, sia in quella di ausiliatore del clan dei casalesi, fruendo così di considerevoli ricavi prodotti dai traffici illeciti dei rifiuti smaltiti in modo illecito o incontrollato presso le proprie discariche e realizzando consistenti profitti attraverso elevati, investimenti patrimoniali, alcuni dei quali concretizzati anche con l’azione intimidatoria di diversi affiliati al clan casertano.

 Il 4 agosto 2006 un altro decreto di sequestro a carico di Chianese, riguardante l’impianto di una società operante nel settore del trattamento e smaltimento di rifiuti di ogni genere facente a lui capo. Dalle indagini era emerso che, anni addietro, una società riconducibile a Chianese aveva acquistato da diversi proprietari terrieri l’area sulla quale sorge lo stabilimento attraverso l’intermediazione dei camorristi Dario De Simone e Raffaele Ferrara, all’epoca capizona del clan dei casalesi a Trentola Ducenta e Parete. Dal sequestro è poi giunta, da parte del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, la confisca dei beni.

Il valore complessivo dei beni confiscati a Chianese, fino ad oggi, ammonta a 82 milioni di euro.

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