Portico, gli alunni del Bosco sulle orme del giudice Livatino

di Redazione

 PORTICO. “Che cosa provo quando mi trovo faccia a faccia con un camorrista? Mi sento migliore di lui”. La laconica risposta che la dottoressa Liana Esposito, pm della Dda di Napoli, ha dato ad un dodicenne…

… rappresenta il manifesto, il sunto della Giornata della Legalità 2013 dell’Istituto Comprensivo “S. Giovanni Bosco”. Il pluriennale Progetto Legalità “Eroi per caso”, quest’anno incentrato sulla figura del “giudice ragazzino” Rosario Livatino ucciso a soli 38 anni per mano della “Stidda” agrigentina, ha visto una partecipazione entusiasta e consapevole degli studenti al di là di ogni aspettativa. Il dirigente didattico Salvatore Falco, dopo aver ringraziato l’amministrazione comunale rappresentata dal primo cittadino Carlo Piccirillo, ha tracciato il bilancio del cammino didattico fin qui svolto.

“Nel percorso formativo che mi lega a questa comunità scolastica da ormai 8 anni, il progetto – Eroi per caso – ha raggiunto traguardi significati. Il merito dei risultati conseguiti va al corpo docente che ha dimostrato un’ eccezionale passione nell’esercizio della sua missione educativa. Partendo da Peppino Impastato per poi passare a Falcone, Borsellino, Silvia Ruotolo, Giancarlo Siani,don Diana, don Puglisi, fino ad arrivare oggi a Rosario Livatino, ci siamo impegnati ad onorare la loro memoria rendendola viva; educando i nostri ragazzi al rispetto delle regole piccole o grandi che siano. Qui non si parla di legalità una tantum, qui la si fa legalità ogni giorno”. Legalità e diritti. Durante il primo la prima parte della mattinata i ragazzi hanno mostrato il frutto dei loro lavori declinando la legalità in tutte le sue accezioni.

Dal bullismo alle regole stradali i doveri degli adulti si sono sposati con i diritti dell’infanzia riconosciuti dalla “Dichiarazione dei diritti del fanciullo”. Le canzoni del “Coro arcobaleno“ e l’inno “Per amore del mio popolo”, dedicato dai bambini di quinta elementare a don Diana, hanno scandito i momenti più significativi. La rappresentazione grafica di storie di diritti violati ha fornito ai presenti spaccati di un’ umanità calpestata ma ostinatamente vitale: da Iqbal Masih, il dodicenne sindacalista ucciso dalla mafia dei tappeti pakistana, allo stesso Livatino.

Di fronte a tale entusiasmo, passione ed impegno, gli ospiti chiamati ad animare il consesso hanno scelto di assumere il ruolo di “spalla”, lasciando la ribalta ai giovani protagonisti. Vito Faenza,cronista dall’esperienza trentennale, ha svolto il ruolo di Virgilio accompagnando i ragazzi alla scoperta dei personaggi della sua “Isola dei Fiori di cappero”.

Il primo romanzo del giornalista aversano è stato scelto come pretesto narrativo per analizzare la realtà di terre difficili partendo dall’importanza delle scelte individuali che segnano la vita dei giovani. La protagonista del libro Anna ha solo tredici anni quando la sua vita cambierà irrimediabilmente, pressappoco la loro età. Una storia sentita vicina alla giovane platea perché comune a questi territori dove vicende di resilienza e di connivenza con la camorra si intrecciano quotidianamente. La rappresentazione scenica della romanzo da parte dei ragazzi ha dato la possibilità agli ospiti di interagire con la platea.

Con il comandante della compagnia carabinieri di Santa Maria, il capitano Vincenzo Carpino, si è così discusso di “paura”. Un sentimento universale da cui non è immune nessuno, cittadini e forze dell’ordine comprese; ma che non deve inibire una risposta concreta. “Noi facciamo molta attività di indagine grazie alle segnalazioni anche anonime. Il blitz che ha decimato il clan Amato ad esempio – ha spiegato il capitano – è partito da una chiamata anonima di un cittadino. Dovete essere presenti a voi stessi, se sarete cittadini attivi non avrete più bisogno di sconfiggere la paura perché le mafie non troveranno più terreno fertile”.

“Riprendiamoci la nostra terra! – ha tuonato don Stefano Giaquinto – Ragazzi non ascoltate chi vi dice che voi siete il futuro: voi siete il presente. Davanti alle piccole e grandi ingiustizie della vista non giratevi dall’altra parte. Indignatevi”.

Piccoli atti di resistenza individuale ai soprusi come tasselli di una rivoluzione collettiva contro la criminalità. Perché le mafie attaccano chi è solo. Falcone, Siani e gli altri non sono “eroi inarrivabili”; piuttosto rientrano tra le vittime della nostra omertà.

“La solitudine in cui era stato relegato il giudice Livatino gli è costato la vita – ha sottolineato il pm Esposito- Esiste un male superiore a quello della camorra: il silenzio complice della gente per bene.La solitudine attanaglia tutti coloro che resistono ad un sistema criminale: magistrati, forze dell’ordine, ma soprattutto semplici cittadini. Le vittime delle mafie che scelgono di contrastare la legalità, attivando con loro denunce il circuito giudiziario,sono i veri protagonisti della nostra società. Io, però, – ha rivelato il p.m. napoletano tradendo un pizzico d’emozione – da domani quando andrò a lavoro mi sentirò un po’ meno isolata. Porterò con me il ricordo di oggi, di voi ragazzi che mi avete permesso di respirare aria di libertà e cambiamento: aria di speranza”.

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