Napolitano giura e bacchetta tutti: “Basta proteste, ora serve governare”

di Mena Grimaldi

 ROMA. Si è commosso, e più volte, Giorgio Napolitano durante il suo discorso di insediamento seguito al giuramento come nuovo presidente della Repubblica.

E’ stata la presidente della Camera Laura Boldrini a invitare Napolitano a giurare, in base all’articolo 91 della Costituzione, secondo la formula che il capo dello Stato ha già pronunciato 7 anni fa: “Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservare lealmente la Costituzione”.

E’ iniziato così il nuovo settennato del Capo dello Stato, con un lungo discorso alle Camere, riunite in seduta congiunta a Montecitorio. Ha iniziato ringraziando il Parlamento per la fiducia posta in lui, rivolgendo un particolare saluto ai nuovi eletti al Parlamento che lo hanno votato nonostante “appartengano ad una generazione così lontana dalla mia”.

“Non prevedevo di ritornare in questo aula con un nuovo giuramento. Ero convinto della non rielezione. Pensavo ad una naturale successione”, ha detto Napolitano. “Ma il clima di tensione delle prime 5 votazioni in questa aula, l’allarme drammatico che ne scaturiva, l’incapacità di adempiere al proprio dovere istituzionale durante le votazioni, e la richiesta dei vari gruppi, non potevano lasciarmi indifferente”.

Napolitano parla del bisogno urgente che c’era di dare delle risposte agli italiani sui molteplici problemi e “e a questa prova non mi sono sottratto”. E poi inizia ad elencare i vari insuccessi dei gruppi politici che hanno portato inevitabilmente a un malessere nei cittadini e bacchetta un po’ tutti. Alla richiesta di riforme e di rinnovamento, “non si sono date soluzioni soddisfacenti: hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi”, ha detto Napolitano bacchettando i partiti .

“Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento”.E ha continuato: “Questo applauso non abbia le caratteristiche dell’autoindulgenza”, ha detto Napolitano bacchettando i rappresentanti delle forze politiche che in aula hanno più volte battuto le mani durante il suo discorso.

“Attenzione, quest’ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell’amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme”. Non è mancata la ramanzina anche per il M5S. “Apprezzo l’impegno con cui il M5s ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l’influenza che gli spetta: quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento”, ha detto Napolitano.

Secondo il capo dello Stato però non può “reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti”.

“La Rete – continua Napolitano – fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all’aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c’è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo costituzionale del metodo democratico”.Tanti sono stati gli applausi durante il discorso di Napolitano. L’aula più volte in piedi. Gli unici a non applaudire, i parlamentari M5S.

Intanto, martedì il Capo dello Stato inizierà le consultazioni per la formazione del nuovo governo.

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