Marini: “Nel Pd dilaga opportunismo, Renzi dovrebbe moderarsi”

di Antonio Taglialatela

 ROMA. Un partito dove si sono rafforzati più i potentati, dove dilagano opportunismo e ambizioni, a partire da Matteo Renzi, che dovrebbe “moderarsi”.

E’ la “diagnosi” fatta al Pd da Franco Marini, una delle “vittime”, insieme a Romano Prodi, dello sfascio dei democratici durante le votazioni per il presidente della Repubblica. Intervistato da Lucia Annunziata a In mezz’ora, l’ex sindacalista ritiene “più che inaccettabile, volgare e ingiusto” quando accaduto sulla sua candidatura al Quirinale. Come inaccettabile e “frutto di chiacchiericcio” da parte di “sabotatori” ritiene le voci che lo davano come “indicato” da Silvio Berlusconi.

Lui si considera vittima del suo stesso partito, ormai “allo sbando”. Secondo l’ex presidente del Senato, il dramma non è stato quando lui ha ottenuto 521 voti, non raggiungendo il quorum, ma quando il segretario dimissionario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha deciso di cambiare strategia, chiamando Prodi dall’Africa (impegnato in una missione in Mali, ndr). “E’ lì che sono stato bruciato”, ha detto Marini, per il quale il Pd deve recuperare quella credibilità che ormai ha perso completamente.

Ma non ritiene sia solo colpa di Bersani: “Lui è meno colpevole di altri. Lui non gestisce le cose da solo. Bisogna contarsi quando si prendono decisioni politiche”. E tira in ballo anche gli ex comunisti: “Nel partito è rottura, non c’è solidarietà. c’è un dilagare di opportunismo.La debolezza strutturale tocca anche gli ex comunisti che non sono più quelli che ho conosciuto io. Oggi di questi non tiene più nessuno”.

E Renzi?“E’ uno che ha un livello di ambizione sfrenata, a volte parla e non si sa quello che dice, cerca solo i titoli sui giornali. Se non modera questa ambizione finisce fuori strada”, risponde Marini.

“Ma lei è ancora del Pd?”, ha chiesto la Annunziata. E lui: “Sono uno di quelli che dal ’95 ha fatto la scelta del centrosinistra”.

Su cosa potrà fare il rieletto Napolitano, dice: “La mia candidatura era legata a una strategia che torna ora, visto che Napolitano ora non ha spazi per dire cose diverse dal fare intese anche con il Pdl, non le chiamiamo larghe intese, chiamiamole medie intese… ”.

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