Mafia, maxi confisca da oltre 1 miliardo al “re dell’eolico”

di Antonio Taglialatela

Matteo Messina DenaroPALERMO. Oltre un miliardo e trecento milioni di euro: è il valore dei beni che la Direzione investigativa antimafia ha confiscato a Vito Nicastri, 57 anni di Alcamo, imprenditore leader nel settore della produzione di energia fotovoltaica ed eolica, ritenuto vicino al superlatitante Matteo Messina Denaro (nella foto).

L’operazione, la più cospicua mai effettuata in Italia, “colpisce al cuore l’aria grigia di cosa nostra”. La mega confisca di beni riguarda la Sicilia occidentale, la Lombardia, il Lazio e la Calabria. Nicastri, riferiscono gli investigatori, si sarebbe “relazionato costantemente con esponenti di Cosa nostra”.

Nel corso delle indagini sono state riscontrate, inoltre, relazioni con i clan che operano nel messinese e nel catanese ed anche con la ‘ndrangheta calabrese, in particolare con le ‘ndrine di Plati’, San Luca ed Africo del reggino. Le indagini economico-finanziarie, condotte dalla Dia, hanno consentito, secondo l’accusa, di stabilire che la posizione di vertice nel settore dell’energia alternativa da parte dell’imprenditore è stata acquisita grazie alla “contiguità consapevole e costante agli interessi della criminalità organizzata”.

Nicastri, secondo la Direzione investigativa antimafia, “attraverso una tumultuosa dinamica degli affari ha intrattenuto rapporti anche con società lussemburghesi, danesi e spagnole”. Per gli inquirenti “tale vicinanza ai più noti esponenti mafiosi, ha favorito la sua trasformazione da elettricista a imprenditore specializzato nello sviluppo di impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili, facendogli assumere una posizione di rilievo nelle regioni del Meridione”.

La vicinanza dell’imprenditore con il boss Messina Denaro trova riscontro anche nell’interessamento alle vicende imprenditoriali del “re dell’eolico” da parte dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, come testimoniano i “pizzini” scoperti in occasione del loro arresto nel covo di Giardinello (Palermo).

Nicastri, che aveva interessi economici anche all’estero, era già stato coinvolto nel passato in alcune inchieste antimafia. In particolare nell’operazione “Eolo”, che aveva svelato il coinvolgimento di cosa nostra nel lucroso affare della realizzazione delle centrali eoliche in provincia di Trapani, la zona controllata proprio da Messina Denaro.

La confisca record dei beni all’imprenditore si aggiunge agli ultimi sequestri della Dia nel trapanese, che mirano a fare “terra bruciata” attorno al superboss. Il provvedimento contiene anche l’applicazione della misura di prevenzione personale nei confronti diNicastri, al quale è stata inflitta la sorveglianza speciale con obbligo di dimora nel comune di residenza, Alcamo, per tre anni.

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