Governo, i “saggi” al lavoro. Ultimatum Pdl: “O esecutivo o ritorno alle urne”

di Redazione

 ROMA. A meno di 48 ore dalla “mossa” (si fa per dire) del presidente Giorgio Napolitano, che ha individuato nei 10 “saggi” la via d’uscita dall’empasse, si scatenano le critiche.

Oltre a quelli politici, sull’opportunità di tale scelta, c’è anche il fronte “rosa” che si sente offeso per l’assenza di donne tra i saggi. Nel frattempo, Napolitano ha riunito per martedì mattina il gruppo di esperti al Quirinale. “Il gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea si riunirà alle ore 11, – spiega il Colle in una nota – quello sui temi istituzionali alle ore 12”.Già in settimanai saggi potrebbero avere i primi incontri con i presidenti di commissione e, forse, con lo stesso Monti.

Le critiche più dure arrivano dal Popolo della Libertà. A cominciare dall’ex capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che ha quasi intimato ai saggi di concludere il loro lavoro istruttorio in “7-10 giorni al massimo”, per poi aprire la strada a un esecutivo politico.Secondo Cicchitto, i saggi possono dare delle indicazioni e suggestioni positive “ma a loro volta non possono certo sostituirsi né al Parlamento neoeletto né, tantomeno, alla necessità di dar vita ad un nuovo governo che è l’unico abilitato ad avere rapporti positivi con il nuovo Parlamento, nelle Commissioni e in Assemblea”.

Rimane sul tappeto la successione intrecciata di una serie di scadenze istituzionali, l’elezione del nuovo presidente della Repubblica e la formazione di una maggioranza parlamentare funzionale alla formazione di un nuovo governo. “Il nostro auspicio – ha proseguito Cicchitto – è che, sia il nuovo presidente della Repubblica, sia il nuovo governo siano eletti con il concorso delle principali forze politico-parlamentari che considerano un valore il principio della governabilità e quindi Pdl, Pd e Scelta Civica. Nel caso in cui ciò sia reso impossibile per responsabilità del Pd, non sono possibili surrogati che a questo punto sarebbero istituzionalmente scorretti, ma non si potrà fare a meno di riandare davanti al corpo elettorale”.

A rincarare la dose il successore di Cicchitto, Renato Brunetta, che, lasciando intendere di parlare non a titolo personale, accusa tra le righe la decisione di tirare per le lunghe una crisi politica apertasi l’8 dicembre scorso con le dimissioni del governo Monti.

“Con tutto il rispetto per il presidente Napolitano, di cui non metto in dubbio la buona fede, stiamo ripercorrendo gli stessi errori che hanno consentito la nascita del governo Monti”, l’opinione di Giorgia Meloni, fondatrice di Fratelli d’Italia.

A mettere dei paletti anche il Movimento 5 Stelle.Dopo alcune dichiarazioni, anche in contraddizione tra loro, che criticavano o esaltavano la mossa del Quirinale, a mettere ordine arriva lo stesso Beppe Grillo che, con un post non firmato sul suo blog, spiega senza giri di parole che, quella individuata da Napolitano, “al momento, è la miglior soluzione possibile in un Paese che ha visto Parlamenti svuotati di ogni autorità e significato. Ma se ciò può in qualche modo rispondere alla necessità di ridare al Parlamento la sua centralità non può però prescindere dall’urgenza di istituire le Commissioni perché il Paese ha bisogno di un Parlamento funzionante e non di fantomatici negoziatori o di badanti della democrazia”.

Dal fronte del Pd e di Scelta Civicasi confermano la piena disponibilità a collaborare. Precisando però, in casa Pd, che i saggi non possono sostituire i politici e che – afferma Dario Franceschini – ricorrere a loro è utile “ma non risolutivo”.

Intanto, su Twitter Pasquale Cascella, portavoce di Napolitano, scrive: “L’importante è che dietro ci sia il nostro Presidente. Che, per me, dovrebbe rimanere altri 7 anni!”. Parole in risposta a un tweet critico di Elisabetta Gualmini, dell’Istituto Cattaneo, che ha scritto: “Per età e soprattutto per genere i 10 saggi non convincono del tutto”.

Cascella ha anche sottolineato che “per la verità è stato Napolitano a chiamare Draghi (e altri) per approfondire la valutazione sulla situazione determinatasi”, rispondendo ad un tweet in cui si parla della telefonata di Draghi, di cui ha scritto il Corriere, “per convincere Napolitano a non dimettersi”.

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