Attentato a Palazzo Chigi, rischio paralisi per il carabiniere ferito

di Emma Zampella

Giuseppe GiangrandeROMA. La famiglia del carabiniere ferito non riesce ancora a perdonare il folle gesto: Giuseppe Giangrade, il brigadiere colpito in Piazza Montecitorio, rischia la aralisi degli arti inferiori.

“Ha trascorso la notte tranquillamente, ha riconosciuto la figlia, l’ha vista. Ha mosso le palpebre. Ha cercato di parlare, ha tentato di rassicurarla come a dire ‘vai a casa nulla è accaduto’”, ha detto il fratello, Pietro mentre Ciro, un altro Giangrande, ha aggiunto: “È un gesto che non si può perdonare”, in riferimento alla sparatoria a Palazzo Chigi. A Martina e a tutta la famiglia Giangrande arriva l’appoggio e la vicinanza dell’Arma dei Carabinieri. “L’arma dei Carabinieri ci sta dando un grande sostegno. E Martina sta con tutti noi, con gli zii e i cugini, persone che la circondano e che le vogliono bene. Non viene lasciata mai sola, io sono il suo padrino e le starò vicino” ha dichiarato ancora un fratello.


Intanto la prognosi del brigadiere resta ancora riservata. I medici tuttavia si dicono “moderatamente ottimisti”: il bollettino del Policlinico Umberto I comunica che “resta sedato, intubato e ventilato meccanicamente e nelle prossime ore verrà fatta una valutazione clinica”. “Il paziente in qualche modo interagisce. Le indicazioni sono per una reazione”, ha aggiunto il direttore sanitario, Amalia Allocca. Il medico non ha fatto previsioni sulla futura mobilità di Giangrande e ha sottolineato che “per ora la condizione neurologica non è valutabile”. Il giorno dopo l’assurda sparatoria in piazza Colonna, il brigadiere Giuseppe resta sospeso nel limbo della rianimazione. Giangrande, 50 anni, già colpito dalla recente scomparsa della moglie, lotta per la vita, non è chiaro se resterà paralizzato alle gambe a causa della lesione al midollo subita a causa del proiettile che gli ha attraversato il collo. Si tratta di un “danno midollare importante” alla colonna cervicale.

Migliori sono invece le condizioni del collega ferito in quella terribile domenica. Federico Negri, appuntato di 30 anni, è in condizioni stabili. Il suo pensiero al momento è rivolto solo a Giuseppe. “Addolorato per il mio collega. Le condizioni sono stabili e il dolore è per il collega che non versa nelle mie stesse condizioni. Dovrò essere rioperato la prossima settimana. Psicologicamente sono molto provato, ma le visite che ricevo mi fanno tenere lontana l’attenzione da quanto accaduto ieri”, ha raccontato Negri in esclusiva a Tgcom24.

“Ci siamo resi conto solo quando siamo stati colpiti, non abbiamo avuto modo di vederlo o di poterci allertare – ha aggiunto l’appuntato, continuando – Era troppo pericoloso rispondere al fuoco. Ciò che più mi preme in questo momento, oltre alla tensione che c’è nel Paese, sono le condizioni del mio collega. Lo conosco da tempo. Lui ha molta più esperienza di me, ma è una persona molto forte e giovanile. Qualsiasi dolore non può sfociare nella violenza gratuita. E’ stata una vicenda assurda”. E conclude: “Abbiamo fatto in modo di non usare le armi, date le circostanze. Anche se l’avevamo appena chiusa, in piazza Montecitorio c’erano tanti turisti e passanti, rispondere al fuoco sarebbe stato molto pericoloso”.

Dal comando dell’Arma giunge poi notizia che avrebbe potuto esserci un terzo carabiniere ferito nella sparatoria di domenica. Un altro brigadiere presente al momento degli spari e intervenuto per bloccare Preiti, infatti, ha rischiato di finire in ospedale. Un colpo ha trapassato il suo giubbotto tattico d’ordinanza lasciando evidente il segno dei fori d’entrata e d’uscita. In ricordo della “brutta avventura” al militare resterà anche il portafogli, pure trapassato dal proiettile, che teneva nel giubbotto.

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