Prostituzione su Viale Carlo III: arrestato 40enne albanese

di Redazione

 CASERTA. La squadra mobile di Caserta, diretta dal vicequestore Alessandro Tocco, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di Daci Pllum, albanese, di 40 anni, già in carcere, ritenuto responsabile di induzione e sfruttamento della prostituzione ed estorsione.

Il provvedimento, emesso dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, costituisce l’epilogo di un’indagine condotta dalla squadra mobile contro lo sfruttamento della prostituzione praticato, prevalentemente a danno di cittadine straniere, nel comprensorio casertano.

E’ emerso che un gruppo di cittadini albanesi, capeggiato da Daci, aveva imposto a numerose prostitute, che esercitavano il meretricio nella zona di Viale Carlo III, compresa tra il comune di San Nicola la Strada e Caserta, il pagamento di 500 euro mensili per poter continuare ad esercitare la loro attività. In caso di rifiuto le costringeva ad allontanarsi, per poi consentire l’insediamento nella zona di prostitute “protette” dal gruppo, anch’esse di origini albanesi.

Le indagini trovavano il concorde riscontro nelle dichiarazioni di alcune prostitute, di origini ucraine, bulgare e polacche, costrette a pagare o ad allontanarsi dalla zona a seguito delle gravi intimidazioni e delle percosse subite, le quali riconoscevano senza ombra di dubbio il 40enne albanese. Quest’ultimo risulta privo di permesso di soggiorno ed è stato destinatario di due ordini di espulsione con accompagnamento alla frontiera.

Più volte tratto in arresto in passato per svariati delitti (resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, ricettazione) e già stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 28 luglio 2000 per violenza sessuale, riduzione in schiavitù, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, e sequestro di persona.

Lo stesso 40enne, inoltre, il 19 marzo scorso è stato arrestato per furto, ricettazione ed estorsione continuati, in concorso con altre otto persone, di nazionalità albanese ed italiana, le quali avevano costituito un collaudato gruppo dedito ai furti presso aziende agricole della provincia, dalle quali sottraevano costosi mezzi agricoli che poi restituivano solo dopo il pagamento di somme di denaro, tramite il cosiddetto metodo del “cavallo di ritorno”.

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