I medici del ‘Moscati’: “Tatavitto vittima di persecuzione mediatica”

di Antonio Arduino

 AVERSA. Uno stalking mediatico, realizzato per fini tutti da chiarire, quello che sarebbe stato messo in atto da un politico campano nei confronti del direttore sanitario dell’ospedale Moscati, Pino Tatavitto.

La pensano così i responsabili delle unità operative del presidio ospedaliero aversano. Dopo aver espresso in maniera ufficiale solidarietà a Tatavitto, con una nota diffusa alla stampa, all’indomani della conclusione del giudizio di primo grado che aveva condannato il responsabile del Moscati accusato di falso in atto pubblico, distruzione di atti, truffa, abuso d’ufficio e minacce, sottolineando come “con un efficacissimo stile di direzione ed impareggiabile competenza specifica, abbia consentito, in un momento tanto difficile, per tutta la sanità campana, di garantire comunque elevati livelli assistenziali in uno degli ospedali più importanti e difficili della intera regione, ricercando costantemente larga condivisione nelle decisioni strategiche”, esprimendo anche la loro certezza di un esito finale favorevole della vicenda e auspicando che il dirigente rimanesse al posto di comando, ora tornano a farsi sentire.

Le continue dichiarazioni del politico in questione, secondo i medici, “sanno tanto di stalking mediatico perché – spiegano – dimostrano scarsa ed errata informazione sulle condizioni del presidio che lo stesso deve avere visitato in maniera approssimativa, quando afferma che il pronto soccorso è trasferito senza criterio al quarto piano dello ospedale mentre questo servizio è ben presente al piano terra. Stessa cosa quando parla di problemi organizzativi di alcune strutture quali l’oncologia, l’otorino è lo stesso pronto soccorso dimenticando di indicare di quali problemi si tratti”.

“Se questo politico avesse davvero a cuore le sorti del Moscati dovrebbe – continuano i sanitari – farsi carico innanzitutto del problema più serio, grave ed urgente rappresentato dalla carenza di organico medico e paramedico che mette a rischio l’esistenza stessa delle unità operative decimate dai pensionamenti”. “Quanto alla competenza di Tatavitto basta pensare – osservano – che il direttore è riuscito a garantire un livello adeguato di assistenza ai ricoverati, dando spazio anche all’apertura di nuovi ambulatori malgrado l’insufficienza del personale si faccia ogni giorni più seria per la continua emorragia di operatori che vanno a casa per raggiunti limiti di età”. “Questo – sottolineano – dovrebbe dimostrare quella buona conoscenza dei bisogni sanitari del territorio che secondo il politico dovrebbe avere il direttore sanitario dell’ospedale più grande dell’Asl Caserta”.

Infine, i responsabili delle unità operative fanno un’osservazione: “Se il direttore generale Menduni avesse ritenuto valide le risultanze processuali di primo grado e il parere della Commissione disciplinare dell’Asl, ritenendo Tatavitto inadeguato o inadatto, di certo avrebbe provveduto a rimuoverlo. Invece, dopo la condanna avvenuta sei mesi fa, Tatavitto è ancora al suo posto, in direzione sanitaria, fin dalle ore 7.30 di ogni mattina”.

“Questo, forse, perché Menduni – concludono – ha fiducia nella tesi espressa dal responsabile del Moscati che si dice certo che il procedimento si concluderà con un’assoluzione piena, per non avere commesso i fatti ascrittigli. E allora saranno altri a dover pagare”.

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