ORTA DI ATELLA. Nella sala convegni della scuola Stanzione di Orta di Atella, giovedì 21 e venerdì 22 marzo, si è svolto il seminario dapertura del progetto Vivere nella strada quinta annualità, patrocinato dal Ministero della Pubblica Istruzione e promosso dallUfficio Scolastico Regionale della Campania.
La dirigente Arcangela Del Prete ha dato lavvio ai lavori dando il benvenuto alluditorio composto da docenti, genitori e alunni che, anche in questa edizione, hanno presenziato numerosi e in modo ordinato grazie allinteressamento della dinamica presidentessa del Consiglio dIstituto Adelaide Mozzillo e alla efficace supervisione del professor Tammaro Spena. Ha, quindi, illustrato il progetto, soffermandosi sullimportanza della formazione di una coscienza civica dei giovani quale migliore strumento di prevenzione contro lillegalità e i comportamenti scorretti per strada.
Dopo il suo intervento, la Del Prete ha ceduto la parola alle autorità cittadine presenti al convegno: lassessore ai lavori pubblici Giuseppe Mozzillo e lassessore allistruzione Rosa Minichino che hanno espresso il loro apprezzamento per il continuo impegno della Stanzione a favore della diffusione della cultura dei valori civili. Nei due giorni di lavori, il sostituto commissario della Polizia Stradale, Maria Rosa Mauro, lavvocato Rossella Di Caro, lingegner Antonio Pezone e la sociologa Ornella Scognamiglio, hanno affrontato i temi della sicurezza stradale, della prevenzione e del rispetto della legalità. Obiettivo del progetto è quello di promuovere e sensibilizzare genitori e alunni sulle problematiche rivolte al rispetto delle regole e alla sicurezza sulle strade.
La maturazione di una cultura della legalità ha affermato la dirigente Del Prete in diverse occasioni è la vera sfida che la scuola oggi deve fronteggiare nellinteresse della sicurezza e del progresso sociale e morale della nostra comunità, ma che non può vincere senza il coinvolgimento e la collaborazione delle famiglie e soprattutto senza il costante supporto delle istituzioni civili. Educare alla legalità, infatti, vuol dire in primo luogo praticarla, agire come modelli a cui i giovani devono poter riferirsi. Solo in questo modo le regole saranno vissute, da questi, con consapevolezza e partecipazione, e non percepite come puri precetti, come comandamenti astratti e slegati dalla realtà quotidiana.