Francesco, il Papa senza vizi che denunciò la corruzione

di Antonio Taglialatela

Francesco IROMA. Da mercoledì sera è Papa Francesco I e successore di Benedetto XVI. Eppure, Jorge MarioBergoglio era convinto che, dopo il Conclave, sarebbe tornato in Argentina da cardinale.

In un’intervista rilasciata al quotidiano argentino “La Nacion” aveva detto: “Non ho nessuna possibilità di diventare Papa, l’età questa volta gioca contro di me”. Aveva utilizzato le parole “questa volta”, quasi confermando che nel precedente Conclave lui era tra i favoriti, tanto che, almeno da quello che si è potuto apprendere, allora sfiorò il soglio pontificio risultato il secondo più votato dopo Ratzinger. “Questa volta”, invece, ce l’ha fatta. Lui, arrivato “dalla fine del mondo”, come da sua stessa definizione davanti alla folla di piazza San Pietro.

“Un uomo buono”, “estremamente prudente” nei suoi riferimenti ai problemi della Chiesa ma consapevole che il passo indietro di Ratzinger aveva portato alla luce molti conflitti irrisolti in Vaticano. Così viene dipinto dall’editorialista de “La Nacion”, Morales Sala, che lo aveva intervistato prima della partenza per Roma. “Un uomo del popolo” che indossava i vistosi abiti porporati solo per obblighi protocollari. Nessun autista:si è sempre spostato in metropolitana in abito da semplice sacerdote. Niente ristoranti costosi: ama cucinare, prediligendo pollo e insalata. Senza disdegnare, ogni tanto, un bicchiere di vino. Il suo telefono nonera filtrato da segretari,era lui in persona a chiamare e a farsi chiamare.

E, quanto al carattere, è uno che non le ha mai mandate a dire:alcuni quotidiani ricordano le critiche ai governi di Nestor e Cristina Kirchner, attuale presidente argentina, e i suoi interventi contro la corruzione e la povertà troppo spesso dimenticati in Argentina. Nel 2002, nel bel mezzo del crac dell’economia argentina, Bergoglio usò parole taglienti, denunciando “la corruzione generalizzata che mina l’unità della nazione e ci toglie prestigio agli occhi del mondo”. Dalla finestra del suo piccolo appartamento, vicino al palazzo della curia, l’allora arcivescovo di Buenos Aires, vedendo coi propri occhi le scene di violenza durante le proteste di piazza, chiamò subito al telefono l’allora presidente De La Rua chiedendogli di fermare le cariche della polizia. Al cardinale, però, non interessava l’elemento politico della protesta ma la disperazione dei padri e delle madri per il futuro dei propri figli, a causa, disse, “di meccanismi anonimi e perversi dell’economia speculativa”.

E’ lui l’uomo giusto per cambiare le sorti di una Chiesa travolta da scandali sessuali e finanziari, culminati con le discutibili dimissioni di Benedetto XVI? Il nome che ha scelto, Francesco, secondo molti è il segno di un nuovo inizio.

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