Firenze contro le mafie: il corteo dei 150mila

di Redazione

 FIRENZE.Il silenzio, come annunciato, ha segnato il corteo dei 150mila che ha sfilato a Firenze andando ad aprire la grande manifestazione di Libera contro lemafie.

Una partecipazione composta e colorata dai fiori di carta dei ragazzi delle scuole di tutta Italia ha camminato per le strade della città fino al palco dello stadio. Alla testa la dignità composta dei familiari delle 900 vittime di mafia, camorra e ‘ndrangheta, seguiti da una lunga bandiera della pace e dai gonfaloni di decine di Comuni e Province di tutta Italia.

Prima di partire gli studenti di tante scuole hanno acquistato buste in carta riciclata contenenti semi di fiori che, al ritorno nelle proprie città, saranno piantati nei giardini a futura memoria di questa giornata, ma soprattutto a simbolo della lotta allemafiecui anche con questo gesto Libera vuol dare continuità nell’impegno e nelle coscienze dei più giovani.

Un cordone di scout ha “scortato” il corteo, da cui sono stati mostrati numerosi striscioni con scritte come ”Chi non lotta ha già perso”, ”La mafia uccide, il silenzio anche”, ”Bisogna ricordare cos’è la bellezza, imparare a riconoscerla e a difenderla”.

Visibili nel corteo anche i cosiddetti presidi di Libera, cioè le associazioni locali intitolate ciascuna a vittime dimafiee riconoscibili per le gigantografie delle stesse vittime.

“Non uccidiamoli una seconda volta, non uccidiamoli con la ritualità, non uccidiamoli con la mafiosità che può annidarsi in ognuno di noi, nelle coscienze addormentate o addomesticate”, ha affermato don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, concludendo a Firenze la manifestazione nazionale promossa da Libera e da Avviso pubblico, in occasione della Giornata dell’impegno e della memoria in ricordo delle vittime dellemafie, a cui hanno preso parte 150mila persone. Dopo che dal palco, allestito nel piazzale antistante lo stadio comunale, sono stati letti i nomi di oltre 900 vittime della mafia, don Ciotti ha invitato tutti i presenti a gridare forte “Non uccidiamoli una seconda volta”.

Il sacerdote ha ricordato come si possano uccidere nuovamente le vittime dellemafie”con il silenzio, la rassegnazione e la diffidenza”. “Non uccidiamoli con le ricorrenze rituali, celebrative. Possiamo invece tenere in vita il loro ricordo facendo memoria delle loro storie di lotta alla mafia e facendo diventare impegno quotidiano tutti i giorni i valori da loro professati”, ha aggiunto Don Ciotti, che ha invitato i giovani “a ribellarsi” contro la mafia che a suo parere “va chiamata e definita come una peste”.

“Cari giovani chiamate sempre la mafia con questo nome, quello di peste”. “Noi dobbiamo unire ciò che il mondo dellemafiee dei potenti vogliono dividere. Solo con l’unita’ la nostra voglia di cambiamento diventa forza di cambiamento”. ”Le parole irresponsabili sono gravi, come quelle di chi dice che i magistrati sono peggio della mafia”, ha continuato il patron di Libera. ”Sono parole che uccidono una seconda volta le vittime dellemafie”.

Secondo Ciotti questo tipo di parole ”offendono e favoriscono lemafie. La mafia e’ una peste, chiamiamola con questo nome”. ”Bisogna avere il coraggio delle scelte scomode”, ha proseguito ricordando la necessità di un impegno fattivo da parte della politica nella lotta alla corruzione, contro l’usura o per dichiarare ”illegale la poverta”’. Ai microfoni delle emittenti televisive, don Ciotti ha poi avuto parole di apprezzamento per Laura Boldrini, neoeletta alla presidenza della Camera: ”Una persona stupenda”.

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