Ungheria, il Parlamento cambia la Costituzione e sfida l’Ue

di Redazione

 BUDAPEST. Il Parlamento ungherese, controllato dal partito nazional populista Fidesz di Viktor Orban, ha approvato le modifiche alla costituzione che limitano i poteri dell’Alta Corte e le libertà civili.

Lo ha fatto ignorando le preoccupazioni della Commissione europea, del Consiglio d’Europa, ma anche degli Stati Uniti. E lui, Orban, quello che pensa lo ha detto all’inizio della seduta: “La gente si preoccupa delle bollette, non della costituzione”.

Promettendo di ridurle ulteriormente, il premier ha attaccato una sentenza che dà ragione alle società erogatrici di gas, che hanno fatto ricorso ai tagli, imposti per legge, del 10% delle bollette. L’approvazione di un pacchetto di emendamenti, che modifica 22 articoli, è stato approvato con i 265 voti del partito della maggioranza Fidesz; contrari solo 11 voti dei democratici e dei verdi. Mentre 33 sono state le astensioni, soprattutto fra gli estremisti di destra Jobbik. Il maggior gruppo di opposizione, quello dei socialisti, è uscito dall’aula: la loro mozione per un rinvio del voto finale non è stata neppure ammessa al voto. E quindi hanno manifestato così la loro disapprovazione.

L’Ue ha reagito subito. Gli emendamenti alla Costituzione ungherese approvati lunedì 11 “destano preoccupazione per il rispetto dello Stato di diritto, delle leggi Ue e degli standard del Consiglio d’Europa”, hanno sottolineato in una dichiarazione congiunta il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland.

Le due istituzioni condurranno un dettagliato esame degli emendamenti, anche se sarebbe stato opportuno che questo fosse stato fatto prima del voto del Parlamento. “Ci attendiamo che le autorità ungheresi – hanno osservato Barroso e Jaglandsi – si impegnino a collaborare con le istituzioni europee per discutere le preoccupazioni che gli emendamenti suscitano per quanto attiene alla loro compatibilita’ con i principi, valori e le leggi europee”.

Uno degli articoli approvati toglie alla Corte costituzionale la facoltà di pronunciarsi in merito al contenuto della legge fondamentale – e quindi alle modifiche odierne – e annulla la validità dei verdetti precedenti della Corte: così vengono cancellati oggi 22 anni di giurisprudenza costituzionale.

L’ex presidente della Repubblica Laszlo Solyom ha lanciato un appello dalle pagine del giornale Nepszabadsag, chiedendo al presidente della Repubblica di non firmare i provvedimenti: “E’ la fine della costituzionalità, dello stato di diritto in Ungheria; mancano i contrappesi di governo e Parlamento”. E in piazza, davanti alla Presidenza della Repubblica, c’era in serata una manifestazione di protesta.

Con le modifiche approvate oggi vengono bypassati molti verdetti precedenti della Corte: limitando l’indipendenza della giustizia, accordando la facoltà di spostare a piacere i processi, permettendo la criminalizzazione dei senzatetto, riducendo l’autonomia delle università e la libertà dei laureati (obbligati a lavorare per dieci anni in Ungheria nel caso in cui abbiano usufruito di borse di studio statali). Anche i diritti dei conviventi vengono indeboliti: la famiglia riconosciuta dalla legge sarà unicamente costituita dal matrimonio tra un uomo e donna.

Ora la parola passa al capo dello stato Janos Ader (un fedele di Orban), oggi in visita ufficiale a Berlino per incontrare il suo omologo Joachim Gauck e la cancelliera Angela Merkel. Potrebbe esercitare il suo veto, non firmando le modifiche, ma rinviandole ad un controllo costituzionale della Consulta. Gli analisti dubitano però che lo farà.

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