I maestri del lavoro ricordano Antonio Manganelli

di Redazione

 CASERTA. I maestri del lavoro d’Italia del Centro Studi ed Alta Formazione ricordano il capo della polizia Antonio Manganelli esaltando il servitore dello stato e l’uomo che sapeva essere vicino alla gente.

Gli insigniti ed il mondo della scuola lo hanno conosciuto quando il 28 ottobre del 2009 nell’auditorium della provincia di Caserta in via Ceccano gremito da oltre settecento studenti di ogni ordine e grado ed intervistato dal giornalista Gigi Di Fiore, volle rispondere alle domande dei ragazzi durante la giornata della legalità. C’erano state la strage di San Gennaro di Castelvolturno ordinata dal camorrista Giuseppe Setola e la morte di due poliziotti: Rossi ed Alighieri avvenuta mentre inseguivano alcuni delinquenti dell’agro aversano. Riservato, pronto a servire istituzioni e Stato, Manganelli era sempre presente ai periodici summit che si facevano con cadenze semestrale ed a volte anche trimestrale curati dal prefetto Ezio Monaco.

Controllava con il ministro dell’interno a che punto era la lotta alla criminalità organizzata. Ed appunto in uno di questi incontri che i maestri del lavoro gli chiesero se era disponibile ad incontrare gli studenti. Accolse l’invito con entusiasmo e nel giorno della legalità casertana, presentato dalla dirigente scolastica Adele Vairo, riuscì ad interessare una platea gioviale come poteva essere quella che si trovava davanti.

“Ormai la sicurezza non è più soltanto il frutto dell’azioni delle forze di polizia della magistratura o delle azioni istituzionali – ebbe a dire Manganelli ai giornalisti quella giornata – Oggi si fa scurezza mettendo a fattore comune le energie di tutti. Stando insieme, creando una rete virtuosa partecipano alle azioni di miglioramento della vita che induce al miglioramento delle condizione di sicurezza”.

Qualche anno dopo in una analoga manifestazione che il CeSAF organizzò a Crotone, impossibilitato a partecipare, inviò il suo vice Francesco Cirillo.Il 18 maggio del 2008 la festa della polizia provinciale organizzata dall’allora questore Carmelo Casabona, ora prefetto di Sondrio la volle fare a Casal di Principe abbracciando studenti e cittadini ed elogiando l’alunna che nel suo intervento aveva precisato che Casalesi non era il nome da dare ad un minuto gruppo di camorristi, ma è il nome di un popolo laborioso e ricco di orgoglio e dignità.

“La scelta di stare tra la gente di Casale, la cui storia, purtroppo, è stata segnata dalla ferocia e dalla tracotanza della camorra, – disse l’allora questore Casabona – significa dare un messaggio di speranza soprattutto alle nuove generazioni, per gridare con forza che la legalità, lo sviluppo, l’ordinato vivere civile, la sicurezza, la libertà e la democrazia sono progetti realizzabili e non utopie ed illusioni sfuggenti ed irrinunciabili”.

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