ROMA. L’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, è indagato per corruzione internazionale nell’ambito dell’inchiesta su una presunta maxitangente da quasi 200 milioni di euro per gli appalti Saipem in Algeria.
Nell’ambito dell’inchiesta, gli investigatori della Guardia di Finanza hanno perquisito la casa di Scaroni, a Roma, la sede dell’Eni, a San Donato Milanese, e gli uffici di Saipem. Scaroni è indagato per corruzione internazionale, insieme ad altre sette persone: Pietro Varone, dirigente Saipem, Tullio Orsi, ex dirigente Saipem, Pietro Tali, ex ad Saipem, Alessandro Bernini, ex direttore finanziario Saipem, Antonio Vella, altro dirigente Saipem, come Nerio Capanna, anche lui indagato. E’ indagato anche Farid Bedjaoui, il presunto intermediario a cui era riconducibile la società di Hong Kong collettrice delle mazzette.
Siamo totalmente estranei, ha detto Scaroni all’Ansa. Anche Eni, oltre a Saipem, è indagata in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti. L’Eni, in una nota, precisa di aver direttamente fornito, e continuerà a fornire, la massima cooperazione alla magistratura.