Ingroia: “Monti politicamente più pericoloso di Berlusconi”

di Mena Grimaldi

 MILANO. Mario Monti è politicamente più pericoloso di Silvio Berlusconi”. A dirlo è Antonio Ingroia, l’ex pm ora leader di Rivoluzione Civile, nel corso di un’assemblea di delegati della Fiom a Milano.

Ingroia ha anche definito “una grandissima responsabilità nell’avere appoggiato il governo Monti”, dal momento che l’esecutivo tecnico è stato il “fedele prosecutore” di quello precedente di centrodestra.

“Non dimentichiamo – ha detto – che le politiche di demolizione del lavoro portano la firma di Monti ma anche del Pd, che lo sostiene e ne condivide la responsabilità”. Parlando ai metalmeccanici della Cgil ha anche affrontato il tema della Fiat: “Va scardinato il modello Marchionne e si deve riportare il lavoro nella sfera costituzionale”, ha detto.

L’ex pm, dopo le critiche di ieri a Mediaset per l’esclusione dal faccia a faccia fra i candidati premier, ha anche criticato in generale “i media e la Rai” per l’oscuramento subito da Rc. “Ma noi – ha aggiunto – stiamo spiegando l’Italia che vogliamo in tour per il Paese”.

“Oggi – ha proseguito – il lavoro non è più un diritto, ma un privilegio. Berlusconi ha calpestato l’articolo 1 con la cancellazione del contratto collettivo nazionale, Monti lo ha smantellato con la controriforma dell’articolo 18. Si è arrivati al punto di istituzionalizzare il modello Marchionne, consentendo il ricatto puro, la barbarie come a Pomigliano, la cancellazione dello Stato di diritto. Per questo noi abbiamo candidato Antonio Di Luca, uno dei 19 operai Fiom tenuti fuori dagli stabilimenti Fiat. La storia e la pratica di resistenza della Fiom sono la materia prima di Rivoluzione Civile. Noi abbiamo al centro del nostro programma una proposta di legge sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro, vogliamo eliminare le 42 forme di precariato esistenti e introdurre un reddito minimo, siamo per il ripristino dell’articolo 18 e vogliamo cancellare la legge Fornero sulle pensioni per garantire agli esodati il rispetto del patto firmato con lo Stato”.

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