Prendeva mazzette: impiegato suicida dopo un servizio di “Striscia la Notizia”

di Emma Zampella

luca abeteNAPOLI. Un uomo si suicida dopo un servizio di “Striscia la Notizia” in cui si mostrava una cattiva prassi del Catasto di Napoli: “accettare piccole mazzette” per agevolare qualche pratica.

Il servizio, realizzato da Luca Abete, inviato di punta del programma di Antonio Ricci, risale al 24 gennaio 2012 ed evidenzia il favoreggiamento, in cambio di denaro, di alcune pratiche presso il Catasto di Napoli. Le telecamere del tg satirico accusano che negli uffici partenopei di via De Gasperi gli impiegati accettano “mazzette” per consegnare pratiche a persone che non ne avrebbero diritto perché sprovviste di delega. Con 20 euro la pratica è bella e pronta.

Nel video si vede, con l’aiuto di una complice munita di telecamera nascosta, una signora che richiede la pratica, che viene inizialmente negata. Basta allungare la banconota azzurra e dopo poco si ottiene il documento. Allo sportello c’è un uomo di mezza età, che viene così smascherato e lo scoop è riuscito. Nessun problema per il programma di Canale 5, che si porta a casa ancora una volta, il benemerito di aver smascherato pratiche “non consone” alle legge.

Nessun problema se non fosse che quell’impiegato dal nome di Lucio Montaina, un anno dopo, si è suicidato. L’uomo, infatti, alle cinque del mattino di giovedì, 17 gennaio, ha aperto la finestra di casa sua, al settimo piano di via Filippo Maria Briganti a Napoli, e si è lanciato nel vuoto. Con il suicidio dell’impiegato napoletano, l’attacco nei confronti del programma Mediaset è stato immediato. “Questa volta Striscia la Notizia si è macchiata di un’azione di sciacallaggio, Lucio era un impiegato perbene, non era certo uno che chiedeva tangenti, come si vede dal filmato quei 20 euro glieli hanno offerti…” hanno accusato gli impiegati del Catasto che conoscevano bene quell’uomo calvo e con i baffi che lascia una moglie e due figli. Non vogliono passare per corrotti e aggiungono: “È giusto perseguire chi ruba e chi commette illeciti, ma non si può braccare un uomo come se fosse un delinquente. Lucio era una persona perbene, non accettiamo questa condanna televisiva senz’appello”. E come li definiamo allora soggetti di questo tipo? Una pratica agevolata in cambio di 20euro non è un atto contro la legge?

Secondo i dipendenti del Catasto, i responsabili di quella morte sarebbero proprio gli autori del programma e l’inviato Abete,responsabile del servizio. Lucio era stato licenziato senza neanche un avviso di garanzia, come racconta alCorriere della Sera,il sindacalista Salvatore Iossa: “L’amministrazione dell’Agenzia del Territorio l’aveva denunciato e poi licenziato in tronco. Lucio (in realtà era un funzionario di VI livello) aveva presentato ricorso e il giudice del lavoro l’aveva accolto. Reintegrato per qualche mese era stato trasferito ad altro incarico, poi però l’ente aveva presentato appello contro il reintegro e aveva vinto, Montaina era tornato a casa senza un lavoro. Ora stava cercando di arrivare a un’intesa con l’ufficio accettando un periodo di sospensione invece del licenziamento. Venerdì avrebbe dovuto partecipare a un’udienza invece celebreremo il suo funerale”. Pensarci prima di essere accusato no? D’altronde fino ad ora nessuno si era occupato della vicenda, nonostante l’impiegato fosse stato licenziato e senza lavoro.

Nonostante le accuse, Mediaset tace e lo stesso fa anche l’inviato Luca Abete, che non ha commentato la vicenda né le accuse. Mentre al Catasto di Napoli tutte le sigle sindacali firmano un documento unitario anche per ribadire “che qui lavorano tante persone perbene e comunque Lucio non era un delinquente”. Spiega ancora Iossa: “Eravamo noi ad aiutare lui e la sua famiglia visto che è rimasto per mesi senza stipendio; ci siamo tassati e abbiamo raccolto dei soldi che abbiamo fatto in tempo a consegnargli. È venuto a trovarmi l’altra mattina, era un uomo sconvolto. Mi hanno teso una trappola, sono degli sciacalli ripeteva…purtroppo è finita così”. Non si nasconde dietro un dito Antonio Graziano, coordinatore Uil: “Premesso che è doveroso fare pulizia contro gli atteggiamenti sbagliati o illegali negli uffici pubblici — dice — non si può accettare ciò che è accaduto. Resta il dolore per la morte di un collega e poi il rammarico perché ci si scandalizza davanti ai 20 euro mentre non si approfondiscono aspetti molto più gravi che riguardano la gestione degli uffici e che noi denunciamo da anni”.

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