Commissione Ue attacca Berlusconi: “Non mantenne impegni, soffoco’ crescita”

di Redazione

Olli RehnBRUXELLES. “Nell’autunno 2011 il governo di Berlusconi ha deciso di non rispettare più gli impegni su riforme e risanamento dei conti presi con la Ue e il risultato è stato il prosciugarsi dei finanziamenti al Paese, con lo schizzare dello spread. Portando poi alla crisi politica e al governo Monti“.

Lo ha detto il commissario Ue Olli Rehn. La situazione dell’Italia è stata portata a esempio da Rehn per rispondere a chi, nell’ambito del lancio del nuovo semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche, sosteneva che un “approccio fiscale più lieve” da parte di Bruxelles sul risanamento dei conti avrebbe aiutato i Paesi in difficoltà ad avere premi di rischio inferiori.

Il commissario ha invece dimostrato il contrario: “Pensate all’Italia, tra l’inizio dell’autunno e il novembre 2011. L’Italia aveva fatto alcune promesse sul consolidamento fiscale verso metà estate, anche per facilitare l’intervento della Bce con il suo programma di acquisto di titoli sul mercato secondario. Poi è cominciato l’impegno, la Bce è intervenuta e per un breve momento la situazione è migliorata. Ma poi nell’autunno il governo Berlusconi ha deciso di non rispettare più gli impegni e il risultato è stato il prosciugarsi dei prestiti, che soffocavano la crescita e l’economia italiana, e questa situazione ha condotto alla crisi politica e al governo Monti. Da allora l’Italia ha saputo riguadagnare la fiducia dei mercati e i premi di rischio sono scesi di nuovo. Questo è un esempio dell’effetto fiducia in azione”.

“Un anno fa, rispetto a oggi, c’era seria preoccupazione per l’Italia e la Spagna e profonda incertezza sulla Grecia – ha detto Rehn – mentre le Cassandre predicevano la fine dell’eurozona. Oggi la situazione è cambiata ma, nonostante alcuni progressi, ci sono ancora sfide. L’anno scorso è stato un anno decisivo in cui abbiamo dimostrato la resistenza dell’eurozona prendendo le decisioni necessarie per assicurarne la stabilità e la sostenibilità. Ora i fantasmi di una ‘Grexit’ o della fine dell’euro sono virtualmente o completamente spariti. Ma nonostante i progressi restano ancora sfide importanti, come per esempio alti tassi di disoccupazione e un’economia lenta, per cui ancora oggi non c’è spazio per la compiacenza”.

“Servono riforme equilibrate e ambiziose” del mercato del lavoro – ha detto Rehn presentando le priorità per il 2013 – che rimuovano gli ostacoli all’occupazione favorendo anche i contratti a durata indeterminata e la contrattazione collettiva per il reinserimento dei lavoratori”. Una priorità delle riforme per il 2013 dovrà essere il “ripristino della competitività dell’industria europea sia manifatturiera che dei servizi”: è il monito di Rehn, che ha ricordato che tra il 2000 e il 2011 sono stati persi 2,5 milioni di posti di lavoro nel manifatturiero tra Francia, Germania, Italia e Spagna. In Francia e Spagna sono stati bruciati 750mila posti, in Italia 370mila e in Germania 570mila.

“Quest’anno sarà un test essenziale per la credibilità dell’Ue e dell’eurozona”, ha detto Rehn, sottolineando la necessità di “ripristinare la fiducia in modo durevole e rimettere l’economia europea sui binari giusti mettendo insieme solidarietà e responsabilità”.

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