Le vecchie glorie del volley aversano: “Salviamo il Capannone”

di Livia Fattore

 AVERSA. “Salviamo il Capannone”, le vecchie glorie del volley aversano, quelle che hanno concorso a fare di Aversa, per diversi anni, la culla della pallavolo campana, non si sono smentite e domenica scorsa sono riusciti a portare a casa il trofeo “Ivan Meriggioli”.

Una partecipazione che ha visto i “vecchi giovani” aversani scendere in campo con magliette che riportavano tutte lo stesso slogan: “Salviamo il Capannone”.

Il “Capannone” è, appunto, un capannone dell’ex complesso del Consorzio Canapa, di proprietà regionale, anche se, secondo molti è già nel patrimonio del comune, appetito anche da un privato che ha acquisito dalla Regione Campania tutta la restante parte della struttura per adibirla a negozio e deposito di materiali igienico-sanitari.

Quel Capannone, però, ha visto passare la storia del volley aversano, dalle lotte fratricide in serie B tra Cuel e Falchi sino a giungere alla serie A con la fusione che diede vita alla Virtus Aversa. Una storia che oggi la politica, di ogni colore, facendo la parte dello struzzo, vorrebbe cancellare, gettare nell’oblio. Ma i nostalgici non dimenticano e danno filo da torcere, anche grazie ad una serie di interrogazioni da parte dell’ex parlamentare Paolo Santulli, attualmente consigliere comunale.

Una lotta che un risultato seppure striminzito lo ha ottenuto. Sino ad un paio di mesi fa, il Capannone era letteralmente nascosto da maxi pannelli pubblicitari di toilette e lavabi. Oggi, dopo la campagna di stampa, soprattutto da queste colonne, almeno gli appassionati lo possono vedere, visto che il confinante si è affrettato a rimuovere i pannelli.

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