Volantino choc sul femminicidio: il prete non si pente

di Mena Grimaldi

 LA SPEZIA. “Assolutamente è infondata la notizia del mio abbandono del sacerdozi, mi trovo anche un po’ a disagio a dover dare delle smentite su delle voci che continuano a rincorrersi senza prima sentire l’interessato e parlare senza prima documentarsi, un modo per fare informazione un po’ al contrario mi sembra”.

Lo ha detto in una dichiarazione video diffusa dalla sua diocesi, Don Piero Corsi, il parroco di San Terenzo, a Lerici, nello spezzino, al centro delle polemiche per aver affisso nella bacheca fuori dalla sua chiesa uno scritto contro le donne, dopo che questa mattina era stata diffusa una sua lettera aperta in cui annunciava l’abbandono del sacerdozio.

Nel messaggio Don Corsi sollevava dubbi sul femminicidio, accusando le donne di essersi allontanate dalla virtù e dalla famiglia e in pratica di esserselo cercate.“Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?”.

Era questo il titolo del volantino affisso nei giorni scorsi nella bacheca della Chiesa di San Terenzo da don Corsi. Il contenuto del volantino, che si rifaceva a un articolo della rivista on line Pontifex.it, analizzando il fenomeno del femminicidio sottolineava che “Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono per esasperare le tensioni esistenti. (…) Provocano gli istinti peggiori. Se poi si arriva anche alla violenza o all’abuso sessuale (che ribadiamo è roba da mascalzoni) facciano un esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?”.

Da qui le polemiche. Il prete, dunque, a differenza di quanto annunciato prima non lascia l’abito talare, e si dice “dispiaciuto per le ingiurie ricevute in questi giorni” ma ribadisce il “diritto di tutti a manifestare le proprie opinioni”. Don Corsi ripete che il volantino esposto “non era altro che un articolo di giornale”, si chiede se “ciò sia vietato” e ripete che “è stato letto in maniera parziale”.

Si dice arrabbiato per “il trattamento ricevuto” dalla stampa e per “le ingiurie subite” alle quali però si sono accompagnate “anche manifestazioni di solidarietà”.

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