Tagli alla sanità, a rischio 250 ospedali

di Mena Grimaldi

 ROMA. Il servizio sanitario italiano, pubblico o privato che sia, sta attraversando una delle fasi più difficili dal 1978, ovvero dall’anno in cui nacque il servizio sanitario pubblico. Conseguenza di tutto ciò sono i tagli alla sanità.

I tagli previsti dagli ultimi interventi economici, a partire dalla manovra di Tremonti nel 2011 fino a spending review e legge di Stabilità, sottrarranno da qui al 2014 circa 14 miliardi.

A denunciarlo, Gabriele Pelissero, presidente dell’Associazione italiana ospedalità privata nel presentare il decimo rapporto “Ospedali e Salute”. “Probabilmente secondo i nostri calcoli l’effetto complessivo sarà superiore – dice Pelissero -. Se confrontiamo l’andamento della spesa con gli altri Paesi occidentali vediamo che l’Italia si colloca di ben 2 punti al di sotto di Francia e Germania. Siamo passati nell’ultimo biennio dal 7,2 al 7,1 del Pil”. In pratica, “se non verrà cambiato qualcosa il sistema non sarà sostenibile. Finora siamo riusciti a fornire un buon servizio pubblico, ma sotto questa soglia non si può scendere. Non potranno essere garantiti i Lea, i livelli essenziali di assistenza”.

Pericolo dietro l’angolo anche per le cliniche private convenzionate. Verranno eliminate, infatti, secondo un paletto fissato dal documento sugli standard qualitativi all’esame della Conferenza Stato-Regioni, quelle con un numero di posti letto inferiore a 80. Il rapporto Aiop censisce le aziende ospedaliere private che non rispondono agli standard stabiliti dal ministero della Salute.

Sono 250, danno lavoro a 12 mila persone e producono 300 mila ricoveri all’anno a un prezzo più basso rispetto il pubblico perché soggette a un diverso meccanismo tariffario. In tutto questo, qualche giorno fa è stato lanciato un nuovo allarme secondo cui molte Asl rischiano di non poter pagare la tredicesima ai dipendenti per problemi di cassa.

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