Legge elettorale: rottura in Senato. Sì a fiducia su costi politica

di Redazione

 ROMA. E’ di nuovo scontro tra Pd e Pdl, in Senato, sulla legge elettorale. Probabilmente l’aula di Palazzo Madama mercoledì non esaminerà il ddl.

Una nuova bozza elaborata da Gaetano Quagliariello (Pdl) ha fatto andare su tutte le furie il Pd perchè “scardina quanto avevamo stabilito finora”, come osserva Stefano Ceccanti (Pd). Quagliariello propone un premietto di “soli 50 deputati”.

Le nuove nubi sulla possibilità di intesa, a un giorno dall’approdo in aula, derivano da questa bozza che supererebbe l’accordo che si stava faticosamente raggiungendo sulla proposta Calderoli e che il Pd si appresterebbe, se confermato, a respingere in toto.

Il punto nevralgico della proposta consisterebbe nell’attribuzione di un premio ‘fisso’ di 50 seggi a chi ottiene tra il 25 e il 39% dei voti. Nella proposta di Calderoli, invece, i seggi venivano attribuiti progressivamente e in modo graduale all’interno dello stesso arco di percentuale di voti ottenuti. C’è tempo per verificare le conseguenze di una formalizzazione della proposta, visto che la commissione Affari costituzionali si convocherà alle 17.30.

“La colpa della rottura sulla trattativa non è neanche del Pdl al Senato. La colpa è di Berlusconi e della confusione che regna nel suo partito”, accusa la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. “Grazie al Pdl – ha aggiunto – siamo nelle sabbie mobili”.

COSTI POLITICA: SI’ A FIDUCIA. Intanto, arriva il sì del Senato alla fiducia posta dal governo sul maxiemendamento al decreto legge sui costi della politica.Il testo ora torna alla Camera per un esame lampo dato che deve essere convertito in legge entro il 9 dicembre pena la sua decadenza. I voti favorevoli sono stati 194, i no 58 e 4 gli astenuti.

Con soli 194 voti favorevoli quella incassata oggi al Senato è una delle fiducie più basse registrate a Palazzo Madama. Il governo aveva incassato meno voti favorevoli solo con il via libera al decreto legge sanità dove i sì erano stati 181. Rispetto a un anno fa sono quasi cento i voti persi dall’Esecutivo che alla sua prima prova ottenne in Senato 281 sì, 25 no euna astensione.

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