Federico II, un’aula intitolata ad Amato Lamberti

di Redazione

 NAPOLI. Non un addio, ma un commosso e commuovente “grazie” scandito dal coro polifonico formato da studenti, amici, colleghi, conoscenti, ha onorato il ricordo di Amato Lamberti.

La conferenza “Mafie, Ambiente e Partecipazione” che si è tenuta presso la Facoltà di Sociologia dell’Università “Federico II” di Napoli è culminata nella titolazione di un’aula alla memoria del loro docente di Sociologia della Devianza, scomparso lo scorso 28 giugno.

L’iniziativa approvata dalla Facoltà “è stata fortemente voluta dai ragazzi del professor Lamberti, i suoi studenti”, come ha confermato la professoressa Zaccaria che ha coordinato gli interventi della mattinata. Un riconoscimento postumo quasi dovuto ad un’eccellenza culturale campana che, tuttavia, non era affatto scontato.

Lamberti, nonostante come sostenuto dal Sales “tutti coloro che scrivono, studiano, parlano di camorra, compreso me, hanno un debito di riconoscenza verso Amato che con i suoi innovativi studi sociali del fenomeno camorristico ha aperto la strada all’antimafia sociale”, negli ultimi tempi era vittima di un isolamento politico e istituzionale che ne avevano eclissato il nome nel contesto nazionale.

Ora che è stata posta una targa con il suo nome sulla porta di un’aula del secondo piano della sede dell’Ateneo, gli aspiranti sociologi saranno chiamati a porsi delle domande, a chiedersi chi fosse realmente Amato Lamberti.

 Pioniere della ricerca sociologica applicata alla criminalità organizzata sul territorio, grazie alla sua capacità d’analisi intuitiva, il docente già nei fine anni ’70 aveva concentrato il focus dei suoi studi sui connubi camorra-massa, camorra-impresa. Fondatore del “L’Osservatorio sulla camorra”, nelle sue innumerevoli collaborazioni giornalistiche riusciva a denunciare con grande anticipo le logiche camorristiche.

Un cattedratico di strada che non si limitava a cesellare analisi impietose della realtà napoletana ma, mosso da un forte spirito “militante”, si trovava sempre in trincea per cambiarla. Il suo impegno politico tra le fila dei Verdi si è concretato nell’Assessorato alla Normalità durante la prima giunta Bassolino, e nella duplice presidenza della Provincia di Napoli tra il 1995 e il 2004.

Per l’associazionismo antimafia Amato Lamberti ha rappresentato un punto di riferimento: membro del comitato scientifico di Pol.i.s e coordinatore di Libera come ricordato da Geppino Fiorenza. Un curriculum, seppur impressionante come questo, non riesce però a far trasparire lo spessore umano del sociologo piemontese di nascita ma salernitano d’adozione.

L’unico modo di sopperire a questa lacuna è quelladi lasciarsi guidare dalle parole di chi l’ha conosciuto. Nino Daniele, attuale presidente dell’Osservatorio sulla Camorra, non senza commozione, ha ricordato quell’intellettuale scomodo negli ultimi anni della sua vita quando,relegato ai margini dalle istituzioni, aveva abbracciato un percorso di solitudine. “Una persona dolcissima con un carattere intransigente”, così l’ha definito l’amico e collega Sales.

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“Amato era una persona serena che non accettava compromessi . Non hanno perdonato a lui,che la politica l’ha fatta concretamente, le implacabili analisi sulla compromissione della politica nella camorra”. Il giornalista Arnaldo Capezzuto, che di Lamberti è stato allievo e amico, lo ha ricordato seduto alla sua scrivania con la sua agendina nera ed una pila di giornali affianco, solo. Solo come negli ultimi anni quando: “Una politica senza memoria che emargina gli onesti e da spazio a figure criminali aveva costretto Amato a rinchiudersi in un radicalismo che non gli era proprio”.

Tanti sociologi, giornalisti formati alla scuola dell’Osservatorio hanno voluto condividere un ricordo di Lamberti con la famiglia del loro mentore. In particolar gli allievi del prof Lambert sono stati capaci di suscitare le emozioni più profonde e malinconiche. Al cuore dei giovani lui, “cattedratico eretico e anticonformista in tutte le dimensioni dell’essere”, ha saputo parlare e lasciare il segno più di ogni altro. Con il suo carisma ed entusiasmo è stato un esempio di rettitudine e libertà ed ha segnato in maniera irreversibile la loro vita. Tra questi, un posto speciale ha sempre avuto il suo allievo prediletto: Giancarlo Siani.

Poche parole per descriverlo o troppe ne sono state spese come avrebbe sentenziato Amato Lamberti.Alla fine del consesso il professore è tornato a vivere negli occhi lucidi degli astanti; d’altronde i grandi, quelli che imprimono un’orma profonda nella storia, sono destinati all’immortalità.

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