Primarie, scontro sulle regole. Renzi: “No a giustificazione per votare”

di Redazione

 ROMA. Continua lo scontro sulle regole delle primarie del centrosinistra in vista del ballottaggio di domenica prossima fra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi, dopo il voto di domenica che ha visto prevalere il segretario del Pd con il 44,9% dei voti contro il 35,5% del sindaco di Firenze.

“La giustificazione non la debbono dare i cittadini che vogliono andare a votare al ballottaggio delle primarie del centrosinistra ma i politici che da 20 anni sono al potere e non hanno combinato nulla”, ha detto oggi Matteo Renzi, intervistato da Canale 5, e riferendosi alla norma che impedisce di votare al secondo turno a chi non è andato al seggio domenica scorsa a meno che non dimostri di non averlo potuto fare per un impedimento.

“Sono pronto a pubblicare su internet i verbali dei seggi per le primarie del centro sinistra a mie spese in tre ore”, ha detto ancora Renzi. Il sindaco di Firenze ha così replicato all’intervista al Corriere della Sera del responsabile organizzativo del Pd Nico Stumpo, secondo il quale ci vorrebbe molto più tempo.

“Detto con il massimo rispetto per Bersani, quando una squadra non vince si cerca di cambiare l’allenatore, non si continua con la vecchia regola calcistica del catenaccio”, ha affermato Renzi. “Gente come noi – ha proseguito – non parla solo ai delusi del centro destra, ma anche ai delusi del centro sinistra, a quelli che non ne possono più di vedere le solite facce”.

“Se volevo andare via, andavo via prima. I sondaggi dicono che un nostro raggruppamento potrebbe avere come minimo il 12% e un margine del 20-25%. Se volevo farmi una pattuglia di parlamentari e diventare come uno di loro mi facevo il partitino. Ma non ci credo, è ora di finirla con quelli che pensano che la politica serve a sistemare se stessi”, ha continuato il sindaco di Firenze.

Renzi poi non ha escluso di poter avere i voti di Nichi Vendola: “I giornali dicevano che Renzi non sarebbe andato al ballottaggio e lo stesso Vendola mi accusava di essere una bolla mediatica. – ha spiegato – Prendiamo atto che era ricostruzione fasulla e non è un caso che io abbia preso tanti voti non solo in Toscana ma anche in zone rosse. Segno che abbiamo parlato ai delusi del centrosinistra, a quelli che non ne possono più”.

Renzi ha anche respinto l’endorsement in suo favore di Silvio Berlusconi: “Questo non è tifo, Berlusconi non è mai stato esperto di partiti e di socialdemocrazia. Parla di cose che non conosce”. “Sono pronto ad incontrare di nuovo Berlusconi anche domani come sindaco di Firenze”, ha però aggiunto. Sottolineando il ruolo istituzionale che Berlusconi aveva come premier, quando è andato a pranzo ad Arcore, Renzi ha aggiunto ironicamente: “Se Bersani diventerà presidente del consiglio, sono pronto ad incontrarlo come sindaco di Firenze anche alla sua pompa di benzina a Bettola”.

BERSANI. “Ci sono regole approvate in assemblea da tutti. Non si cambiano quelle in corsa perché bisogna avere la certezza della platea. E poi a chi ha votato al primo turno non si può dire che abbiamo scherzato. Le primarie sono aperte ma non sono un porto di mare”, afferma Bersani in videochat al Corriere della Sera. Sull’esito del voto di domenica prossima il segretario è ottimista. “Penso di vincerle io le primarie, anche se riconosco a Renzi una presenza forte, uno stimolo importante”, ha detto Bersani. “Se perdo con nove punti di vantaggio? Sarei un pollo. Ma spero di non uscirne così”, ha aggiunto rispondendo alla domanda di una lettrice. In ogni caso il numero uno dei democratici non ci sta a farsi chiamare “catenacciaro”, come ha fatto Renzi, ma vuole che gli venga no riconosciute le riforme che ha fatto nel corso della sua carriera politica. “La ruota gira – ha spiegato il leader del Pd – e io garantisco che verrà su una generazione nuova: se non nel governo, almeno nel partito”.

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