Monti: “Riforme dolorose per non intaccare stipendi e pensioni”

di Redazione

 ROMA. “L’Italia ha adottato alcune misure di austerità molto drastiche e una serie di riforme strutturali piuttosto profonde che nel breve periodo causano sofferenza e non aiutano la crescita, ma è solo grazie ad esse se l’Italia si è assicurata il pareggio di bilancio l’anno prossimo e ha gettato le basi per una crescita più sostenibile nel futuro”.

Lo ha detto il premier Mario Monti al vertice Asem di Vientiane, in Laos. “L’Italia – ha ricordato Monti, parlando in inglese – un anno fa stava rischiando di dare un forte contributo a un ulteriore squilibrio all’interno della zona euro e questo ci ha obbligato, sotto la guida dell’Europa, a mettere in atto un numero di misure di austerità molto drastiche, che porteranno il nostro deficit l’anno prossimo in equilibrio in termini strutturali, e una serie di riforme strutturali piuttosto profonde, dalle pensioni al mercato del lavoro, alle liberalizzazioni. Riforme che ovviamente nel breve periodo causano dolore e contribuiscono purtroppo negativamente e non positivamente alla crescita. Ma certamente sono prerequisiti per una crescita più sostenibile nel futuro”.

Il premier, intervistato da Bruno Vespa per il suo libro ‘Il Palazzo e la Piazza’, ha detto che senza gli interventi e le riforme messe in atto dal governo, gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni sarebbero state a rischio. Alla domanda se davvero pensava che non si sarebbero potuti pagare gli stipendi di fine anno, Monti ha risposto: “Sì. E anche le pensioni, meglio riformarle che non pagarle”.

C’era un reale problema di cassa? insiste Vespa. “Non immediatamente – risponde il premier – ma ci sarebbe stato a breve. E’ chiaro che, senza alcuni interventi, i primi a subire gli effetti peggiori sarebbero stati i più deboli, con redditi da lavoro dipendente e pensioni messi seriamente a rischio. L’equità è solo uno slogan se non poggia sul realismo. Non bastano promesse e parole, serve spiegare ai cittadini la vera portata delle questioni”.

Alla domanda di Vespa “La disturba il palese orientamento di qualche suo ministro a candidarsi?”, il premier risponde: “Esiste naturalmente la libertà di ogni persona a progettare il proprio futuro. Ma trattandosi di ministri, e per di più di un governo tecnico, mi auguro che le eventuali candidature siano limitate nel numero e distribuite politicamente per non consentire a nessun osservatore una chiave di lettura retrospettiva sul colore politico di questa compagine. Comunque, se dovessi accorgermi che una proposta o un atto di un ministro fosse interpretabile in chiave di acquisizione di favori per il futuro non gli consentirei di portarli avanti”.

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