Van Der Meyde: sesso, droga e cammelli in “Nessuna pietà”

di Redazione

 Un campione bruciato prima del tempo: Andy Van Der Meyde si racconta nel suo libro “Nessuna pietà”.

Una vita fin da subito difficile per il centrocampista, che vive con sofferenza un vizio del padre: “Papà era alcolizzato, con lui ho rotto ogni rapporto e all’Ajaxchiesi di giocare con il cognome di mia madre, ma non mi fu permesso”. Il calcio diventa, dunque, un rifugio, un modo per fuggire dai problemi “avvilenti” di casa.

Proprio l’Ajax è la prima squadra in cui gioca l’olandese ed è, per sua stessa ammissione, il periodo bello della sua carriera calcistica. Un club che lo presenta all’Europa e che gli permette di instaurare rapporti forti con due calciatori amanti della velocità: “Legai molto con Ibrahimovic e Mido: si sfidavano in folli corse notturne”.

Correva l’anno 2003 quando l’Inter decise di acquistarlo dal club dei lancieri. E’ forse troppo presto per l’Italia Van Der Meyde soffre forti problemi di ambientamento, che cerca di superare con l’alcol. A questo si aggiunge la sua prima moglie, Dyana,che agli animali non sapeva davvero rinunciare: “Cavalli, cani zebre, tartarughe. Dyana era la vera malata. Per lei rifiutai un trasferimento alMonaco. Una sera scesi in garage e sentii suoni strani: aveva comprato un cammello”.

Dopo due stagioni in maglia nerazzurra, il giocatore decide di approdare all’Everton, ma in 4 anni di carriera totalizzerà solo 23 presenze con 0 reti all’attivo. Nella sua vita erano entrate anche le spogliarelliste: “Andavo pazzo per le spogliarelliste. Lì conobbi Lisa e me ne innamorai subito. Nel suo mondo bere e sniffare cocaina era una cosa all’ordine del giorno”.

Gli eccessi stavano uccidendo lentamente Van Der Meyde, ma,a quel punto, c’era anche una figlia a cui badare: “Stavo accanto a Dolce, la bambina che avevo avuto da Lisa. Soffriva di una rara malattia all’intestino, è stata operata otto volte in due anni. Non volevo lasciarla sola. Ma ero fuori controllo, non riuscivo a dormire se non prendendo pillole…le rubavo dallo studio del medico del club. Poi è arrivata la cocaina. Capii che dovevo andarmene da Liverpool, o sarei morto”.

Dopo tanti tormenti, Van Der Meyde è, adesso, un uomo che ha vinto la sua battaglia contro i “vizi” e che può amare, con orgoglio, la sua famiglia.

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