Israele verso la tregua: colpita ambasciata americana

di Emma Zampella

 GAZA. La tensione è ancora alta anche se ci avvia ad una possibile tragua: a Tel Aviv un pregiudicato ebreo ha attaccato l’ambasciata Usa armato di ascia e coltello.

L’aggressore al momento è stato arrestato: la guardia americana è rimasta ferita in modo lieve alla gamba, prima che i suoi colleghi riuscissero a catturare l’aggressore. Non e’ chiaro il motivo dell’attacco. L’autore e’ un 41enne israeliano con precedenti penali che risiede nella citta’ di Bat Yam, appena a sud di Tel Aviv. La sicurezza dell’area è stata immediatamente aumentata, ma fonti d’ambasciata fanno sapere che la situazione è tranquilla.

L’attacco è avvenuto a poche ore dall’arrivo nella regione del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, inviata dalla Casa Bianca per favorire un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. La Casa Bianca ha voluto, inoltre, precisare che non è stato Barack Obama, che ha deciso di inviare Hillary Clinton in missione a partire da martedì sera a Gerusalemme, Ramallah e Il Cairo, a chiedere a Israele di bloccare i piani per l’operazione di terra nella Striscia. Il governo americano ha precisato che il presidente ritiene che Israele abbia il diritto di prendere le proprie decisioni relative alla sicurezza. Per quanto riguarda i cittadini statunitensi, il Pentagono ha dato disposizione a tre delle sue navi di stanza nel Mediterraneo di avvicinarsi alle coste israeliane per favorire un’eventuale evacuazione.

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è rimasto in riunione fino a notte fonda con i suoi principali ministri per discutere i prossimi passi nel conflitto di Gaza. !Prima di decidere un’eventuale offensiva terrestre”, ha spiegato una fonte del governo israeliano, “il primo ministro vuole esaurire tutte le opzioni diplomatiche per vedere se sia possibile ottenere un cessate il fuoco di lunga durata”. Nella riunione della cerchia ristretta di Netanyahu, il cosiddetto Forum dei Nove, e’ stata ribadita la preferenza israeliana per un cessate il fuoco di durata compresa fra le 24 e le 48 ore per dare tempo alle parti di negoziare una tregua duratura, per la quale Israele potrebbe concedere un allentamento dell’embargo sulla Striscia di Gaza. Secondo una tv israeliana, Netanyahu sarebbe orientato ad accettare un cessate il fuoco che avrebbe inizio entro le prime ore di mercoledì. Intanto nella notte si sono stati nuovi attacchi dell’aviazione, della marina e dell’artiglieria di Israele sulla Striscia di Gaza che hanno colpito un centinaio di obiettivi.

Un centinaio gli obiettivi colpiti, con almeno sei vittime (due bambini di 4 anni e di 18 mesi, a Beit Lahiya e due adolescenti di 15-17 anni a Rafah, vicino alla frontiera con l’Egitto). Quota 100 vittime è stata ampiamente superata (fonti mediche palestinesi la fissano a 115 morti). La risposta da Gaza è stata un lancio di almeno cinque razzi verso il sud di Israele: due sono stati intercettati dal sistema anti-missile Iron Dome. Un uomo – racconta Ynet – è rimasto seriamente ferito a Eshkol, e nuovi danni si sono registrati a Beersheeba Bombardata anche una sede della Banca islamica nazionale di Gaza, nel nord della Striscia, che secondo Israele “era usata da Hamas per finanziare la sua attività terroristica”.

“Sono qui per appellarmi personalmente per la fine della violenza e per chiedere un cessate il fuoco”, ha detto il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, che, giunto al Cairo,si è espresso senza mezzi termini in favore di un “cessate il fuoco immediato” e chiedendo “immediati passi indietro da entrambe le parti” per fermare una “escalation a Gaza, inclusa qualsiasi operazione di terra”. Martedì mattina, dopo questi nuovi attacchi, il comandante militare di Hamas, Mohammed Deif, sopravvissuto a diversi attacchi mirati, ha esortato i suoi miliziani affermando che “il nemico pagherà caro. I vostri razzi hanno inflitto ad Israele perdite pesanti” , ha detto. Dura la presa di posizione di Teheran.

Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, ha ribadito che Israele è il solo responsabile del conflitto in corso e dovrebbe essere processato per “crimini di guerra”. “Non sono né l’Iran né Hamas a cercare lo scontro o a mettere in pericolo la vita di una popolazione innocente – ha ribadito – ma è il regime sionista, che andrebbe processato per crimini di guerra”.

Il commento di Teheran ha portato il presidente israeliano a commentare: “Sono fuori di testa. Il loro comportamento è intollerabile: ancora incoraggiano Hamas a lanciare missili, bombardare, stanno cercando di rifornirli di armi. In un minuto, se smettono di lanciare razzi, non ci saranno più morti”.

Contro Tel Aviv si schiera nuovamente anche la Turchia: il premier Tayyip Erdogan ha ribadito che Israele è responsabile di una “pulizia etnica” nei confronti dei palestinesi e che “calpesta il diritto internazionale”. Contemporaneamente Ankara ha chiesto all’Onu di poter schierare missili al confine con un’altra zona calda del momento, il confine con la Siria.

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