Setola voleva uccidere Cirillo e Letizia: si appropriarono dei soldi del clan

di Redazione

SetolaCASAL DI PRINCIPE. I carabinieri della compagnia di Casal di Principe, coordinata dalla Dda di Napoli, hanno eseguito un’operazione contro la fazione Bidognetti del clan dei casalesi.

Giuseppe Setola, detto “’O Cecato”, già in carcere, insieme ad altri tre indagatianch’essi già detenuti,Massimo Alfiero, 40 anni, detto “‘O Capritto”, Metello Di Bona, 42 anni, e Davide Granato, 37 anni, è ritenuto responsabile di tentato duplice omicidio e detenzione illegale di armi aggravati dal metodo mafioso.

Le investigazioni hanno consentito di individuare Setola quale mandante di un agguato programmato tra il marzo e l’aprile del 2008, a Villa di Briano, ma mai realizzato, a danno di Alessandro Cirillo (detto ‘O Sergente), e Giovanni Letizia, due suoi gregari che si erano appropriati di denaro del clan acquisito con attività estorsive. Per l’agguato Alfiero è considerato l’organizzatore e co-esecutore materiale, mentre Di Bona e Granato quali agevolatori e co-esecutori.

L’agguato si sarebbe dovuto consumare in un’abitazione di Villa di Briano, al civico 26 di via Virgilio, dove Cirillo e Letizia erano stati invitati per incontrarsi con Alfiero e dove i complici di quest’ultimo avevano predisposto l’omicidio: all’interno dello stesso appartamento, oppure, in alternativa, lungo la strada pubblica.Erano infatti presenti due gruppi di fuoco: uno nell’abitazione, un altro all’esterno. Il piano prevedeva che, una volta eliminate le tracce sul luogo dell’esecuzione,i due cadaveri sarebbero statiabbandonati altrove e dati alle fiamme.

Ma il duplice omicidio non fu realizzato poiché le vittime, avvertito il pericolo, inviarono una donna vicina al clan che giustificò la loro assenza con i numerosi controlli delle forze dell’ordine.

Per eseguire l’agguato il gruppo di fuoco detenva un fucile mitragliatore “kalashnikov”, un fucile a pompa “Safari”, una mitraglietta calibro 7,65, tre pistole calibro 9, una pistola calibro 9 short modello 380 munita di silenziatore. Prima dell’agguto venne esploso un colpo proprio da quest’ultima arma, all’interno del soggiorno dell’abitazione, per provarne il buon funzionamento, consentendo poi agli investigatori di rilevare tracce materiali del tentato agguato.

Il duplice omicidio, come emerso dalle indagini, venne autorizzato da Setola che riteneva come Cirillo e Letizia fossero responsabili dell’appropriazione di denaro dalle casse del clan. Denaro frutto di estoersioni, somme trattenute e non consegnate a Massimo Alfiero in qualità di “gestore pro tempore” delle finanze del gruppo criminale, nel momento in cui lo stesso Setola si trovava agli arresti domiciliari. Gruppo che, all’epoca, aveva anche l’apporto del latitante Emilio Di Caterino, oggi collaboratore di giustizia, dalle cui dichiarazioni, insieme a quelle degli altri collaboratori Luigi Tartarone e Luigi Grassia, i carabinieri di Casal di Principe, anche grazie ad intercettazioni ambientali nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Michele Orsi (1 giugno 2008), sono giunti all’individuazione dei quattro responsabili.

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