Riciclaggio, Lavezzi in tribunale: “Per me Lo Russo era solo un tifoso”

di Redazione

Ezequiel Lavezzi NAPOLI. E’ durata solo pochi minuti la deposizione di Ezequiel Lavezzi al processo sul riciclaggio dei clan nella ristorazione.

Al calciatore, il pm Sergio Amato e gli avvocati del collegio difensivo hanno rivolto poche domande. Lavezzi ha confermato di conoscere l’imprenditore Marco Iorio, principale imputato, che gli è stato presentato da compagni di squadra e di frequentare i suoi ristoranti, in particolare il “Regina Margherita”.

Il ‘pocho’ ha ammesso anche di conoscere l’ex capo della Squadra Mobile di Napoli, Vittorio Pisani, che andò a casa sua per chiedergli di autografare alcune magliette. Il pm si è soffermato brevemente sui rapporti con Antonio Lo Russo, figlio dell’ex capoclan Salvatore, oggi pentito, che fu fotografato a bordo campo, allo stadio San Paolo, durante una partita.

“Lo conoscevo come ultrà – ha detto Lavezzi – e alcune volte venne anche a casa mia perché gli regalassi delle maglie. In Argentina – ha aggiunto il calciatore – è normale che i tifosi abbiano rapporti con i giocatori. Così era con lui. Una volta giocammo anche alla playstation. Se non ricordo male l’ho visto qualche volta allo stadio”.

Lavezzi ha confermato di avere acquistato una barca che in precedenza era appartenuta a Fabio Cannavaro. Alla domanda del pm se l’acquisto sia avvenuto tramite il conto svizzero di Marco Iorio, Lavezzi ha risposto di non saperlo perché della questione si occupò il suo commercialista.

Rispondendo a una domande della difesa, il ‘pocho’ ha spiegato che era sua abitudine consegnare a Iorio orologi e gioielli quando si allontanava da Napoli, che gli sono sempre stati riconsegnati. L’ultima volta consegnò all’imprenditore una quindicina di orologi, prima sequestrati dalla Procura e successivamente restituiti. Il calciatore si è poi allontanato in tutta fretta diretto all’aeroporto, senza intrattenersi con i cronisti.

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