Politiche 2013, i “giochetti” dei presidenti di provincia

di Gennaro Pacilio

AlfanoROMA. Berlusconi decide di farsi da parte per compattare l’area dei moderati.

Mercoledì non si è fatto altro che parlare di questo, e mentre si dibatteva animatamente sulla spontaneità del gesto o sul suo essere frutto di un calcolo politico, alcuni presidenti di provincia lasciavano vuota la loro poltrona. Notizia, questa, degna di una breve riflessione.

Proprio mercoledì era l’ultimo giorno utile per sindaci e presidenti di provincia per dimettersi e potersi candidare al Parlamento, secondo quanto previsto dalla legge. E certi nostri amministratori la legge la conoscono e la osservano rigorosamente quando in ballo c’è il loro futuro (personale più che politico). A che serve restare su una sedia non sicura – visto il progetto di riordino delle province voluto dal governo – quando esiste la possibilità di occupare quella più confortevole del Parlamento?

Ma c’è modo e modo di farle le cose: mentre il presidente della provincia di Rieti, Fabio Melilli (Pd), si dimette ammettendo candidamente la propria ambizione di presentarsi alle prossime politiche (e d’altra parte come avrebbe potuto fare diversamente, lui esponente di un partito che della questione morale ha fatto baluardo della propria identità), c’è chi invece adotta una tecnica sopraffina che avrebbe fatto impallidire anche il Machiavelli dei mezzi che giustificano i fini (buoni o cattivi che siano).

Edmondo Cirielli e Luigi Cesaro, rispettivamente presidenti delle province di Salerno e di Napoli, entrambi Popolo della libertà, hanno optato per farsi dichiarare “decaduti” dai Consigli provinciali, salvaguardando il posto dei colleghi consiglieri. Gran cuore il loro e arte sopraffina.

Più ingenua la mossa di Maria Teresa Armosino, presidente della provincia di Asti, semplicemente dimissionaria. Ha ancora molto da imparare rispetto ai due navigati politici pidiellini che alla scuola del Pdl hanno studiato con impegno e massima applicazione.

La mossa, invece, non è riuscita bene al presidente della provincia di Milano, Guido Podestà, che, dopo aver indetto la conferenza stampa per annunciare le proprie dimissioni, non deve aver retto alle pressioni del suo segretario, l’infaticabile e paziente Angelino Alfano, e ha fatto retromarcia, provando una generosità e attaccamento al proprio partito.

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