Padova, un altro bimbo tolto alla madre per “alienazione genitoriale”

di Emma Zampella

 PADOVA. Una città, due bambini e un solo destino affidato alle mani dello stesso psichiatra. Spunta un’altra storia simile a quella di Leonardo, il bambino preso con la forza fuori da scuola e condotto, contro la sua volontà, in una casa famiglia.

A raccontare la storia di un altro bambino di 12 anni è stato in esclusiva il “Corriere della Sera” che ha sottolineato come a firmare le pratiche del provvedimento sarebbe stato lo stesso psichiatra. La motivazione che avrebbe portato all’allontanamento del bambino dalla madre sarebbe stata l’intenzione di quest’ultima di metterlo contro il padre. La donna e il bambino sono stati divisi dopo un colloquio presso l’Unità sanitaria locale. “Signora, la aspetto oggi pomeriggio, venga con suo figlio” avevano detto in una mattinata di luglio a quella madre che subito si era preoccupata: “È successo qualcosa?” ricevendo come risposta un “niente, non si preoccupi, va tutto bene”.

Se che quel pomeriggio le avessero portato via suo figlio, forse quella madre avrebbe disertato quell’appuntamento. Alle due e mezzo la signora era davanti all’ingresso dell’Unità sanitaria locale e pochi minuti dopo il bambino era in una stanza, la madre in un’altra al piano di sopra, mentre tutti spiegavano che “era necessario staccare la spina degli affetti, che dal quel giorno in poi avrebbe vissuto in una comunità, a un’ora e mezza di strada dalla sua casa, dai suoi giocattoli, dai suoi amichetti e dalla sua mamma”.

La decisione presa era stata giustificata come “sindrome da alienazione genitoriale”. “Sono adulta e voglio essere rispettata, io chiedo soltanto questo. Voglio che i sentimenti di mio figlio contino qualcosa, non mi sembra di chiedere la luna. Adesso lo vedo una volta ogni quindici giorni e morirei se non potessi incontrarlo nemmeno così poco. Io so che quella mattina alla Usl, mentre era lontano da me, ha singhiozzato e implorato senza che nessuno lo ascoltasse. Era disperato al punto che avevano deciso di sedarlo. E per amor suo io stessa l’ho accompagnato in comunità, perché ha problemi di cuore, non può essere sedato. Non lo scorderò mai, siamo saliti su un furgone scortati come criminali e io avevo la morte nel cuore mentre provavo a dirgli che sarebbe andato tutto bene”, ha detto la madre del piccolo.

Ora l’unico scopo di questa donna è quello di riportare a casa su figlio: “Io vivo solo per riportare a casa il mio bambino e per farlo riavvicinare anche a suo padre. È mi fa impazzire ricordare quel pomeriggio di luglio, il viaggio fino alla comunità, le parole di mio figlio. Mi ha detto ‘mamma aiutami ti prego’.Può una madre sopportare tutto questo?”.

Ed anche in questa storia compare il nome del perito dei giudici che ha suggerito l’allontanamento di Leonardo alla madre. Analogo anche il fatto che il 12enne sia stato affidato al padre e inserito in una comunità protetta, e che venga contestata la “sindrome da alienazione genitoriale”. Ad ogni modo,anche in questo caso, un bambino alle soglie dell’adolescenza sta vivendo un dramma che probabilmente lo segnerà per tutta la vita.

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