Impreco, Regione “sblocca” i terreni. Ma i proprietari vogliono vederci chiaro

di Livia Fattore

 GRICIGNANO. Futuro roseo per gli oltre quaranta imprenditori (e per quanti troveranno un impiego nei posti di lavoro che si creeranno) che hanno investito danaro e futuro delle loro aziende nel Consorzio “Impreco”, …

… l’agglomerato industriale sorto nell’area di sviluppo di Aversa Nord, nei territori dei comuni di Carinaro e Gricignano, dopo che la giustizia amministrativa aveva dichiarato illegittima l’occupazione dei terreni da parte degli imprenditori a seguito di opposizione dei proprietari.

La vicenda è stata, infatti, regolarizzata grazie alla decisione della Regione Campania di adottare il procedimento di acquisizione sanante con l’obiettivo di salvare e far decollare una volta per tutte, dopo un’attesa di oltre un decennio, la filiera del sistema moda, dalla tessitura ai bottoni, alle sartorie ai designer, tanto che in questo complesso immobiliare trova posto anche un corso di laurea, proprio in design e moda della facoltà di architettura della Sun ospitata nel complesso monumentale dell’Abbazia di San Lorenzo ad Septimum.

Con la decisione adottata, Palazzo Santa Lucia può destinare (ponendo la parola fine ad una querelle che si trascina da anni) definitivamente i terreni espropriati nel 2006 con provvedimento d’urgenza alle aziende che in questi anni si sono insediate nell’area realizzando la gran parte dei 41 insediamenti industriali in progetto su un’area complessiva di poco meno di centocinquantamila metri quadrati ricadenti nell’area di competenza dell’Asi di Caserta. L’intervento della Regione chiude un contenzioso con i proprietari delle aree che va avanti da diversi anni.

La vicenda ha inizio, infatti, nell’ormai lontano dicembre del 2000, quando il ministero del bilancio e della programmazione economica sottoscrive con il Consorzio Impreco, composto da diverse decine di imprenditori che operano nei diversi settori della moda, un contratto di programma (all’epoca se ne sono sottoscritti decine e decine per la Penisola) per creare una filiera del sistema moda sulla falsariga di quanto già stava avvenendo praticamente all’altro lato della strada, con il Consorzio Unica che aveva dato vita alla filiera delle calzature.

L’impresa, però, non parte subito, soprattutto a causa dell’inerzia dei comuni interessati. Allora, grazie ai poteri sostitutivi, l’allora governatore della Campania Antonio Bassolino emana, nella primavera del 2002, con il quale autorizza il consorzio Asi di Caserta “ad occupare, in via temporanea ed urgente, le aree necessarie alla realizzazione dell’intervento previsto dal contratto di programma”.

Nel 2006 è ancora Bassolino a fissare le indennità di espropriazione da corrispondere ai proprietari e a marzo del 2007 si procede all’acquisizione delle aree. All’epoca si registrarono durissime proteste con i proprietari incatenati alle recinzioni i quelli che erano i loro campi, soprattutto frutteti a pesche. Le forze dell’ordine dovettero usare la mano pesante per consentire l’occupazione dei fondi. Tra ricorsi amministrativi e la decisione della Corte Costituzionale di bocciare la legge regionale di proroga dei piani regolatori delle Aree di Sviluppo Industriale, si arriva allo stallo: il procedimento di acquisizione delle aree è illegittimo, ma, intanto, le aziende hanno già realizzato gli stabilimenti su quei terreni che, intanto, tornano ai vecchi proprietari.

A questo punto, dopo altri due anni di inerzia, la decisione, per certi versi coraggiosa, del governatore Caldoro con la quale i manufatti ritornano agli imprenditori, ma i vecchi proprietari vedono riconosciuti un maggiore ristoro per l’esproprio subito.

Tuttavia, un gruppo di proprietari già annuncia una nuova battaglia, dal momento che vogliono vederci chiaro su quale sia il “maggiore ristoro” che intende garantire la Regione rispetto alla passata amministrazione Bassolino.

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